La NZZ ipotizza che i due Consiglieri Federali potrebbero dimettersi nel corso dei prossimi mesi. L'accordo con l'UE e le tattiche partitiche potrebbero favorire il cambio
ZURIGO - Ignazio Cassis e Viola Amherd si dimetteranno insieme nel 2025? A lanciare la speculazione è la NZZ, in un articolo pubblicato questa mattina. Non si tratta, è bene precisarlo, di indiscrezioni sulle prossime mosse dei due Consiglieri Federali, quanto piuttosto di un analisi del quadro politico che potrebbe portare all’addio dei due ministri.
La premessa del quotidiano zurighese è che, sulla carta, il 2025 si annuncia come un anno politicamente noioso. Una sorta di anno ponte verso il 2026, quando invece al giudizio del popolo arriveranno tre iniziative dell’UDC che infiammeranno il dibattito: canone a 200 franchi, neutralità e soprattutto immigrazione (Svizzera da 10 milioni di abitanti). Le dimissioni di Cassis e Amherd potrebbero dunque dare un po’ di sapore ai prossimi 12 mesi.
Ma il vero intreccio sul futuro dei due Consiglieri Federali, riguarda due nodi. Il primo è l’accordo con l’Unione Europea, appena raggiunto. Il secondo concerne le dinamiche elettorali tra i due partiti centristi, PLR e Centro. La NZZ parte dallo scarso entusiasmo con cui il Consiglio Federale ha presentato la conclusione del negoziato con Bruxelles. Uno scarso entusiasmo che il Governo ha mostrato anche in precedenza, ogni qual volta si è sfiorato il tema europeo. Scrive il quotidiano, a proposito di Cassis: “Per quanto tempo vorrà rappresentare il risultato raggiunto come consigliere federale? Fino alla firma dei contratti nella primavera del 2025? Fino a quando il Consiglio federale non metterà in consultazione il risultato all'inizio dell'estate? Fino all'arrivo del disegno di legge in Parlamento? Fino alla votazione, che avrà luogo non prima del 2027, ma più probabilmente nel 2028? Come si intende far passare in Parlamento e alle urne, un accordo di cui nemmeno il Consiglio federale è convinto?”
Stando alla ricostruzione della NZZ, politici e giornalisti ipotizzano quindi da tempo che Cassis si dimetterà presto dalla sua carica. Non appena il trattato sarà in Parlamento, quando potrà dire di aver portato a termine i negoziati e che ora può lasciare con la coscienze tranquilla.
E arriviamo al secondo nodo. Nel momento stesso in cui il ministro degli esteri dovesse dare le dimissioni, il suo seggio potrebbe essere attaccato da più parti. Tra i principali pretendenti potrebbe esserci il Centro. Durante l’ultima elezione del Consiglio Federale, il partito di Gerard Pfister aveva deciso di rimandare l’appuntamento con l’offensiva al momento in cui un eventuale sorpasso sul PLR si sarebbe consolidato. Ma se si ripresentasse l’occasione tra qualche mese cosa farebbero? La rielezioni di un nuovo Consigliere Federale liberale in corso di legislatura, probabilmente blinderebbe i due seggi PLR anche nel post elezioni del 2027. È più difficile cacciare un neo eletto, anche a fronte dei risultati elettorali. Per questo radio Berna afferma che sia nell’interesse del partito un cambio in corso del ministro ticinese. Piccola nota in aggiunta: nel corso del quadriennio, dopo l’anno di presidenza, potrebbe dimettersi anche Guy Parmelin. Se Cassis fosse già fuori dal Governo, si aprirebbe la finestra per tentare di confermare un ticinese nella stanza dei bottoni, chiacchierassimo il nome di Marco Chiesa.
Ma torniamo alla disputa Centro- PLR. Qui, nella ricostruzione della NZZ, entra in scena Viola Amherd, definita da più parti stanca, a fine corsa e con una sfilza di pretendenti alle spalle. Le dimissioni in contemporanea dei due Consiglieri Federali, secondo il quotidiano zurighese, eviterebbe colpi di testa, salvaguardando l’attuale composizione partitica del Governo. Resta da capire che tipo di convenienza ne avrebbe il partito di Amherd, il Centro.