Il consigliere federale alla Camera di commercio: "Siamo un popolo troppo viziato dalla prosperità che abbiamo vissuto"
LOCARNO - Luca Albertoni intervista Ignazio Cassis… È toccato al direttore della Camera di commercio, ieri sera al Palacinema di Locarno, il compito di far raccontare al consigliere federale cosa pensa dell’economia e del ruolo della Svizzera nello schacchiere internazionale.
E per introdurre l’intervista Albertoni ha scelto uno spezzone di film proiettato sul maxi schermo della casa del cinema: Easy Rider.
“Perché – ha spiegato – protagoniste di quel film sono le Harley Davidson, un marchio che ha sempre prodotto negli Stati Uniti fino all’ultima vite, ma che ora, in seguito alla politica di Donald Trump, ha deciso di delocalizzare in Europa la costruzione delle moto destinate al vecchio continente”.
Questo per dire quanto le decisioni politiche possano pesare sulle scelte delle aziende e incidere sul piano economico.
“L’apertura per noi è fondamentale – ha detto Cassis -. Del resto, se prendete una moneta da due franchi, la metà è legata all’esportazione. Ecco perché l’iniziativa sull’autodeterminazione in votazione il 25 novembre è pericolosa, anzi deleteria per la prosperità della nostra nazione: metterebbe a rischio centinaia di accordi economici, in particolare nel commercio internazionale, e se venisse approvata creerebbe una tale incertezza giuridica da bloccare per dieci anni gli investimenti esteri”.
Certo, ha aggiunto il consigliere federale, di per sé è un bel principio ritenere che il diritto svizzero debba essere preminente su ogni altra regola giuridica, ma questa iniziativa va ben oltre, imponendo di rinegoziare o disdire tutti gli accordi internazionali siglati fino ad oggi dalla Svizzera che non sono conformi al diritto interno. Questo, per il ministro, è il grande pericolo: l’isolazionismo. “E saremo messi davvero male se non avremo più accesso ai mercati esteri”.
Il consigliere federale ha aggiunto che la Svizzera paga in un certo senso l’eccessivo benessere di cui ha goduto negli anni del miracolo economico: “Oggi viviamo sugli allori, siamo un popolo troppo viziato dalla prosperità che abbiamo vissuto, e molti nostri concittadini si sono fermati agli anni Ottanta. È un trend sociologico legato alla prosperità degli ultimi decenni ed è destinato a durare fino a che dura la prosperità economica”.
Ci sono due Svizzere, ha concluso, una che interna e una estera, internazionale, che fa, ma pochi sanno cosa faccia, due Svizzere che si fondano a volte su valori diversi e hanno logiche diverse, e “bisogna riuscire a ri-fondere questi due elementi per costruire una nazione legittimamente rappresentata dalle istituzioni, piaccia o non piaccia a qualcuno”.
Un compito non facile in un quadro di sempre più forte polarizzazione politica, favorita anche dalla facilità di diffondere notizie anche false.