Quando il nuovo procuratore generale Andrea Pagani è entrato in carica ha espresso una chiara richiesta al Governo: portare “a giorno” i dossier finanziari giacenti
Quando il nuovo procuratore generale Andrea Pagani è entrato in carica ha espresso una chiara richiesta al Governo: poter contare su un procuratore straordinario che porti “a giorno” i dossier finanziari giacenti.
Incartamenti mostruosi dal profilo della complessità e dell’impegno di tempo, che giacciono come sedimenti fossili nel ghiacciaio della giustizia.
Si calcola siano almeno una quarantina i dossier, annosi e labirintici, che solo l’impegno mirato di un penalista con le palle può cercare di redimere, come vecchi peccati che giacciono sulla coscienza sociale. E che chiedono e pretendono giudizio, e quindi giustizia. Qualsiasi siano, alla fine, il giudizio e la giustizia.
Sono troppo complessi, parliamo di faldoni che potrebbero riempire intere stanze, per essere affrontati nella gestione corrente del Ministero pubblico.
Parliamo di residuati bellici, alcuni inesplosi, altri ormai inerti, ma che vanno comunque affrontati. E che, comunque la si pensi, non possono essere lasciati lì a marcire nelle acque del Lete giudiziario (il Lete era, mitologicamente, il fiume dell’oblio e della dimenticanza).
Inizialmente il Consiglio di Stato si era dimostrato scettico sulla richiesta di Pagani, ma poi, dopo che il procuratore generale e i suoi colleghi più stretti hanno chiesto un incontro e spiegato le proprie ragioni, documentandole punto per punto, il Governo ha capito. E nelle prossime settimane la richiesta potrebbe avere una risposta positiva.
L’identikit del procuratore straordinario è chiaro: dovrebbe essere un avvocato tra i 45 e i 64 anni con una grande esperienza nel settore penale, finanziario in particolare, che dovrebbe rimanere in carica per almeno cinque anni, il tempo necessario a disinnescare le mine vaganti della giustizia, occupandosi unicamente di quelle. E di null’altro.
Per questo si parla di un procuratore “straordinario”.
Per questo è importante che non sia semplicemente un nuovo procuratore da aggiungere alla lista degli attuali, che finisca alla fine nel tritacarne dell’emergenza.
E per questo è importante che la sua nomina spetti al Consiglio di Stato, con preavviso del Consiglio della magistratura, e sia sottratta alle logiche dei giochi parlamentari.
Il tempo passa in fretta, e la giustizia rischia di essere ancora più lenta della politica. Perciò la giustizia chiede oggi alla politica una risposta celere e chiara, al di fuori dai giochi di potere e di ruolo.