Dopo l’arresto di Cesare Battisti e le interviste di Alvaro Lojacono Baragiola, è tornata a circolare in rete un'intervista del 2003 all'ex ministro dell'Interno all'epoca del sequestro Moro
LUGANO/ROMA - In questi giorni in cui gli anni di piombo sono tornati alla ribalta, dopo l’arresto di Cesare Battisti e le interviste di Alvaro Lojacono Baragiola, in rete ha ripreso a circolare un’intervista del 2003 rilasciata da Francesco Cossiga alle Iene (clicca qui).
Cossiga, scomparso nel 2010, ministro degli Interni durante il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, consegnava ai microfoni di Italia Uno pensieri molto diversi sul terrorismo rosso, rispetto alla fermezza espressa dalla maggioranza di politici e commentatori in queste settimane.
Ad esempio. Alla domanda “aveva un senso il terrorismo in quegli anni?”, rispondeva: “Con grande difficoltà teorica e morale, ho capito che per alcuni poteva avere senso”. Le Brigate Rosse, aggiungeva Cossiga, godevano negli anni ’70 di “un consenso popolare molto più ampio di quello che pensavamo”.
L’ex ministro degli interni, in alcuni casi, giustificava il ricorso alla violenza: “Se si rifiuta per principio la lotta armata, bisogna rifiutare anche la Resistenza”, rispondeva tracciando un parallelismo quasi eretico tra terroristi e partigiani.
Ancor più tagliente la replica alla domanda “in cosa avevano ragione le Brigate Rosse”? “In una cosa ipotetica. Se davvero Andreotti era un sostenitore della mafia, se era vero che la DC era all’origine delle strade di Stato, non vi era nient’altro da fare che prendere la strada del terrorismo”.
Infine, la conclusione. Favorevole o contrario all’amnistia per reati di terrorismo? “Favorevole. Questa storia mi ha insegnato che non esistono quelli irrimediabilmente buoni o irrimediabilmente cattivi”.