Il deputato liberale Matteo Quadranti, anche pensando al clima che porta alla votazione del 19 maggio sulla direttiva UE sulle armi, torna sul caso che fece scalpore per rivolgere una serie di domande al Consiglio di Stato
BELLINZONA – Lo scorso anno fece scalpore, anzi terrorizzò il Ticino: un 19enne, armato, stava pianificando una strage alla scuola di commercio di Bellinzona, con tanto di diari, avvertimenti velati ai compagni, e soprattutto preparazione delle armi. Il giovane fu arrestato in tempo.
Matteo Quadranti, visto anche il periodo di avvicinamento alla votazione del 19 maggio in merito alla direttiva UE sulle armi, interroga il Governo. “Lo scorso anno è stato arrestato un diciannovenne per l’ipotesi di reato di atti preparatori per assassinio, sub. omicidio, che pareva il giovane avrebbe potuto/voluto mettere in atto presso la Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona. L’arma in possesso del giovane non era un Kalashnikov AK-47 per il tiro a raffica, bensì una replica di un AK-47 semiautomatico, quindi acquisibile tramite un normale permesso d’acquisto. Ad ogni modo non risulta che il diciannovenne abbia acquisito armi in Italia”, ricorda.
“Il fatto suscitò una sfilza di interrogazioni tra cui quella del 13 maggio 2018 (n.78.18) del sottoscritto mediante la quale ponevo una decina di domande a cui in parte il Governo rispose il 27 giugno 2018 e in parte riferì di non poter rispondere vista l’inchiesta penale in corso. Nella risposta il Governo indicava che l’arma in possesso del giovane non era un Kalashnikov AK-47 per il tiro a raffica, ma comunque una replica di un AK-47 semiautomatico, quindi acquisibile in Svizzera tramite un normale permesso d’acquisto in forza della legge svizzera sulle armi attualmente in vigore. A casa del giovane, oltre all’arma in oggetto era stato reperito un arsenale con 17 armi e vari proiettili (per i dettagli si rinvia ai Comunicati di Polizia). A tutt’oggi non è dato sapere all’interrogante come sia stato possibile acquistare tali armi e dove e di che tipo di armi si trattasse”, precisa.
E quindi chiede al Governo:
"1. che risponda a tutte le domande alle quali non si diede risposta invocando il segreto dell’inchiesta giudiziaria, oramai sicuramente conclusa, almeno per quanto riguarda il luogo di acquisto dell’arma ed il suo utilizzo al poligono di tiro frequentato anche da agenti di polizia.
2. che indichi quante sono le risorse di Polizia impiegate nei controlli per il rilascio dei permessi di acquisto di armi da fuoco e per la loro verifica nel tempo.
3. che dica se la replica del Kalashnikov AK-47 rispettivamente le altre armi e munizioni trovate in possesso del giovane arrestato sarebbero ancora in commercio in Svizzera se venisse approvato in votazione popolare il prossimo 19 maggio il Decreto federale che approva e traspone nel diritto svizzero lo scambio di note tra la Svizzera e l’UE concernente il recepimento della direttiva (UE) 2017/853 che modifica la direttiva UE sulle armi (Sviluppo dell’acquis di Schengen).
4. visto l’arresto di cui sopra, considerate le stragi che vennero commesse a Zurigo da quel funzionario che uccise quattro suoi colleghi e a Zugo quando vennero uccisi 14 membri del gran consiglio,
senza dimenticare l’acquisto proprio di fucili pericolosi del tipo che in passato sono stati sequestrati nel covo delle bande criminali in Italia, in Austria e in Francia, di indicare se ha già adottato misure concrete per impedire prevenire e impedire l’utilizzazione criminosa sul territorio di fucili semiautomatici e della relativa munizione acquistati nei negozi svizzeri
5. se ritiene che la presentazione dell’estratto del casellario penale per chi vuole acquistare delle armi sia una misura sufficiente o sarebbe necessario intervenire a livello federale affinché si preveda la presentazione anche della dichiarazione riguardante i procedimenti pendenti, sia in Svizzera che all’estero, ma non ancora giudicati in modo definitivo”