L'avvocato: "“In caso di disdetta andrebbero a cadere anche gli altri accordi bilaterali conclusi nel 1999”
LUGANO – In maggio si voterà su un’iniziativa dell’UDC che tocca molto da vicino le relazioni della Svizzera con l’UE. Anche se il dibattito pubblico non è ancora entrato nel vivo, l’avvocato Michele Rossi ha approfondito alcuni aspetti tecnici in un’intervista apparsa sull’ultimo numero di Opinione Liberale.
Già membro della delegazione svizzera che ha negoziato con l’UE l’accordo bilaterale sulla libera circolazione, Rossi spiega che “il testo in votazione in prima battuta istituisce un obbligo per il Consiglio federale di negoziare con l’UE entro 12 mesi la cessazione della libera circolazione delle persone. Se questo obiettivo non venisse raggiunto il Consiglio federale è tenuto a disdire l’accordo bilaterale in questione”.
Poi chiarisce un punto fondamentale: “In caso di disdetta andrebbero a cadere anche gli altri accordi bilaterali conclusi nel 1999”. E parla della cosiddetta ‘clausola ghigliottina’. “Questa non dipende da ulteriori atti formali da parte dell’UE – spiega -. Si tratta di una conseguenza giuridica e automatica già prevista. Gli effetti di questa clausola sono già chiaramente definiti e la clausola, per la sua applicazione concreta, non deve essere invocata da nessuno. È già attiva essendo parte integrante dell’accordo firmato tra le parti”.
Inoltre, conclude Michele Rossi, “anche se i bilaterali bis (quelli conclusi successivamente, nel 2004), a differenza del primo pacchetto di accordi, non sono formalmente vincolati da alcuna clausola ghigliottina, cadrebbe anche la partecipazione della Svizzera al sistema di Schengen e a quello di Dublino, essendo la libera circolazione il pilastro su cui poggia questa nostra collaborazione”.