Intervista al presidente del PPD che si schiera apertamente in vista della votazione di maggio: "Tutti i dati ci dicono che il problema non è stato risolto ed è tempo di risolverlo"
di Andrea Leoni
BELLINZONA - “Nessun dubbio: voterò sì all’iniziativa dell’UDC per la disdetta della Libera circolazione delle persone”.
Fiorenzo Dadò, secondo il suo stile, non ci gira intorno quando gli poniamo la domanda diretta. Una presa di posizione importante, quella del presidente del PPD, che apre la lunga campagna che ci condurrà al 17 maggio, quando i cittadini svizzeri dovranno dire sì o no alla proposta democrentrista.
È facile prevedere che da qui al giorno del voto, non mancheranno prese di posizioni di esponenti politici che si sganceranno dal coro dei tradizionali schieramenti sulla questione europea. Lo avevamo già registrato con il 9 febbraio e a, maggior ragione, è lecito attenderselo per quella che, in Ticino, verrà vissuta come la madre di tutte le battaglie.
Dadò, d’altra parte, non ha mai fatto mistero della sua contrarietà all’accordo principe stipulato tra Svizzera e UE: “Ero contrario prima ancora di diventare presidente e non ho cambiato idea, anzi…”, sottolinea ai microfoni di Liberatv.
Certo il suo ruolo alla testa degli azzurri, gli imporrà di condurre la campagna tenendo conto delle indicazioni del suo partito: “Faremo una lunga e approfondita discussione all’interno degli organi istituzionali del PPD. Se la maggioranza sarà sulle mie posizioni, allora sarò in prima fila, altrimenti, se prevarranno le ragioni di chi è contrario all’iniziativa UDC, me ne starò tranquillo nelle retrovie. Ovviamente andrà misurato il peso della maggioranza….”
Che aria tira all’interno del PPD?
“La mia sensazione è che i favorevoli e i contrari più o meno si equivalgano”.
Se la maggioranza del partito dovesse schierarsi su posizioni contrarie alle sue, si sentirebbe a disagio?
“Per nulla, né a disagio, né in difficoltà. Per me l’importante è che si faccia una discussione libera all’interno del partito, dove ognuno possa fare i suoi ragionamenti ed esprimere la propria opinione. Fa parte della dialettica politica, che ritengo doverosa e salutare per un tema così importante. Se al termine del dibattito prevarrà la mia posizione, mi farà ovviamente piacere, ma se al contrario sarò in minoranza, non mi straccerò le vesti, assolutamente!”.
La sensazione generale è che i partiti storici (PPD, PLR e PS) abbiano pagato un alto tributo elettorale negli anni sull’altare della Libera circolazione. Auspica un riorientamento?
“In Ticino UDC e Lega hanno enfatizzato oltre ogni misura le problematiche legate ai nostri rapporti con l’Europa e con l’Italia, facendole apparire come la causa di tutti i mali del nostro Cantone. Ma questo non è vero. Ci sono altri problemi altrettanto importanti, penso in primis al continuo aumento dei premi delle casse malati. E su questo tema UDC e Lega non hanno fatto niente. I democentristi in particolare che, tra l’altro, sono alla testa della lobby dei cassamalatari a Berna”.
Tornando alla sua posizione: perché è convinto che la Svizzera debba disdire l’accordo di Libera circolazione con l’Europa?
“È semplice. Vedo che i frontalieri continuano ad aumentare, così come i disoccupati tra i giovani e gli over 50. Tutti questi dati ci dicono che il problema non è stato risolto ed è tempo di risolverlo, intervenendo alla radice. Tutte le altre misure che sono state attuate negli anni si sono infatti dimostrate inefficaci”.
Non teme le conseguenze di una disdetta della Libera circolazione? Non crede che l’Unione Europea potrebbe reagire duramente contro il nostro Paese, facendo saltare tutti gli altri accordi, alcuni dei quali per noi vantaggiosi?
“Non ci credo. A mio avviso l’Europa non avrebbe alcun vantaggio nell’aprire ulteriori contenziosi con la Svizzera. Anche perché, alla fine, ogni falla è una falla in più. Io sono convinto che, anche nel caso cada la Libera circolazione, sarà possibile avere buoni rapporti con l’UE”.