POLITICA E POTERE
I resti del Parco... A due anni dalla bocciatura l'Ente Regionale di sviluppo del Locarnese propone di gestire i 350'000 franchi rimasti. Ma saranno tutti d'accordo?
La proposta è destinare i fondi residui per sostenere progetti ambientali e paesaggistici sul territorio degli 8 comuni che avevano partecipato al progetto
TiPress/Alessandro Crinari
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di Marco Bazzi

 

LOCARNO - Sono già passati due anni. Anzi, di più, due anni e una settimana, dal giorno in cui il progetto del Parco nazionale del Locarnese è stato bocciato alle urne. La maggioranza di no si registrò in sei degli otto comuni coinvolti nella votazione consultiva, e il Parco venne definitivamente archiviato dopo anni e anni di progetti, dibattiti e polemiche.

 

Esattamente un anno fa, Sandro Rusconi, ex responsabile della Divisione cultura del Cantone, che durante la campagna fu in prima fila tra i “No Parco”, sollevò diversi dubbi sulla gestione finanziaria del progetto. Lo fece in un pungente intervento pubblicato sul sito del periodico “Il Paese”, organo dell’UDC ticinese. Le sue considerazioni e i suoi calcoli, forse perché ancora non definitivi, non sono però stati oggetto di atti parlamentari, nonostante in Ticino le interrogazioni si sprechino anche su temi di scarso interesse pubblico.

 

Scriveva Rusconi: “Eravamo desiderosi di verificare i conti 2018 per vedere fino a che punto i responsabili (ndr: del progetto Parco Nazionale) avessero dilapidato i fondi rimanenti nonostante lo stop del 10 giugno. Il 12 giugno l’assemblea dell’Ente regionale per lo sviluppo del locarnese e Vallemaggia ha preso atto dei conti 2018 del progetto Parco nazionale del locarnese”. Ma…

 

Ma, scriveva ancora Rusconi, “chi si aspettava una chiusura definitiva e degna di questo nome dopo la sonora bocciatura del 10 giugno 2018, è rimasto profondamente deluso”.

 

È passato un altro anno, siamo giunti ad oggi, e i conti sono stati finalmente e definitivamente chiusi. Così, qualche settimana fa, l’Ente Regionale di Sviluppo Locarnese e Vallemaggia, ha scritto ai partner che hanno partecipato e finanziato il progetto. Nella lettera, inviata a Comuni, Patriziati, Cantone e Confederazione, i dirigenti dell’Ente hanno confermato lo scioglimento del mandato e del Consiglio del Parco e fatto il punto sulla situazione finanziaria.

 

In cassa, saldati tutti i conti in sospeso, rimangono circa 350'000 franchi. Soldi non utilizzati che dovrebbero essere restituiti ai finanziatori (al Cantone spetterebbero, se non andiamo errati, circa 100'000 franchi). Ma…

 

Ma anche qui c’è un ma, perché l’Ente Regionale di Sviluppo, su suggerimento del Consiglio del Parco, propone di destinare i fondi residui per sostenere progetti ambientali e paesaggistici sul territorio degli 8 comuni che avevano partecipato al progetto. Della ripartizione di quei fondi si occuperebbe l'Assemblea dell’Ente.

 

“Alla fine – scriveva Rusconi nel suo “j’accuse” di un anno fa -, il fallimentare progetto Parco Nazionale del Locarnese avrà speso praticamente interamente i circa 14,2 milioni di introiti ottenuti, e chi si immaginava di vedere restituita una bella fetta di soldini a Cantone e Confederazione si dovrà accontentare delle briciole. Facciamo notare, per buona misura, che il Parco ha incassato ancora nel 2018 circa 520mila franchi dalla Confederazione e circa 180mila dal Cantone”.

 

E concludeva: “Ci si poteva legittimamente attendere che una fetta consistente di questa disponibilità potesse venire risparmiata grazie al voto negativo”.

 

A parziale smentita delle sue previsioni pessimistiche, in cassa sono rimasti, come dicevamo, circa 350'000 franchi. Ora il problema “politico” sarà come utilizzarli. E in piena crisi Covid-19 qualcuno potrebbe anche chiederne la restituzione…

 

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