Lascerà la guida del partito a inizio ottobre, ma non l'attività in Gran Consiglio. "Vorrei meno parole e più fatti, non mi piace la politique politicienne e il fatto che si faccia politica su Facebook più che nelle Commissioni"
LUGANO – Bixio Caprara lascerà la presidenza del PLR ma non il posto in Gran Consiglio, perché “in Gran Consiglio sono stato eletto dal popolo ticinese, alla presidenza dal congresso del partito, sono ruoli diversi. Fare politica per me è una passione che richiede testa, cuore e mani. E in questo senso voglio continuare a dare il mio contributo al Paese”, come spiega in una lunga intervista al Corriere del Ticino, dove ricorda punti alti e bassi del suo (unico) mandato alla testa del partito.
L’acuto maggiore è certamente l’elezione di Ignazio Cassis in Consiglio Federale, dove ricorda il suo contributo in termini di contatti e di conoscenza del tedesco. “È poi stata un’ulteriore prova che solo argomentando in modo credibile è possibile essere ascoltati e soprattutto capiti a Berna”.
Il punto basso, ovviamente, è la perdita del seggio agli Stati, con Quadranti e altri liberali che chiesero la sua testa. “Era normale che qualcuno cercasse di approfittare della situazione, diciamo che forse è stata un’uscita poco elegante. A me piace ricordare che la sofferta scelta della congiunzione tecnica con gli altri partiti di centro è stata discussa e decisa in modo molto democratico in uno specifico comitato cantonale del 1° agosto 2019 a Melide”, ricorda, riferendosi ovviamente a quella col PPD.
Caprara ha avviato un processo di rinnovamento del partito partendo dalla base, con un sondaggio rivolto ai liberali in toto. Il tutto è stato fermato dal Coronavirus. Il processo a suo dire è comunque partito, indipendentemente da chi ci sarà alla testa del PLR e il suo successore farà quel che si sente dei risultati scaturiti. A proposito, donna o uomo? Per l’attuale presidente, che sottolinea quanto ci sia una nuova generazione nel suo partito pronta a lavorare secondo i principi di libertà, coesione e progresso, non conta: “Un presidente dev’essere in grado di fare il presidente. Donna o uomo che sia”.
Non è infine molto lusinghiera la sua radiografia della politica ticinese attuale. “Ogni tanto vorrei meno parole e più fatti e soprattutto amo poco la politique politicienne tanto per dare segnali. Il paese ha bisogno di risposte e non di slogan senza costrutto. La frammentazione politica, la perenne campagna elettorale e non da ultimo i nuovi canali digitali che spesso distraggono e tolgono energia al lavoro di approfondimento di ricerca di consenso. Oggi alcuni episodi mi lasciano pensare che – visti anche gli ultimi avvenimenti in Parlamento – la politica si faccia su Facebook piuttosto che nelle Commissioni. E questo è pericolosissimo. Per questo credo che il PLR possa essere la bussola per il rilancio del nostro Paese”.