Il presidente del PPD torna anche sulle tensioni col PLR: "Quanto successo in Gran Consiglio non è un fatto isolato, ma solo l’ultimo di una serie di provocazioni che hanno indispettito non solo il PPD, ma anche i socialisti e la Lega"
BELLINZONA - Fiorenzo Dadò insiste: non è stato solo il caso dell'elezione di Ghisolfi al posto di Ermotti Lepori come seconda vicepresidente del Gran Consiglio a aver incrinato i rapporti col PLR (a dire il vero già traballanti dopo l'alleanza finita così e così alle nazionali): si tratta di un discorso più generale. E il Ticino non deve aver paura di eventuali debiti ma dovrà investire per superare il momento.
"Per chi non avesse seguito, il problema non è chi è stato eletto, in quanto ambedue le colleghe hanno le credenziali per svolgere bene l’incarico. A risultare inaccettabile è che da parte del PLR è stata detta una cosa agli altri capigruppo salvo poi farne un’altra. Questo ha compromesso quella sana fiducia tra deputati oggi più che mai necessaria", ha scritto in un'opione sul CdT di ieri il presidente, riportando anche il parere di Franco Celio, ex deputato liberale, che sostiene come lo sgarbo poteva essere evitato.
Ma il tutto non si ferma lì. "Non si tratta di un fatto isolato, ma solo l’ultimo di una serie di provocazioni che hanno indispettito non solo il PPD, ma anche i socialisti e la Lega. Non per niente, ancora qualche giorno fa, il co-presidente del PS Fabrizio Sirica non le ha mandate a dire, definendo l’atteggiamento del PLR «arrogante»", ribadisce Dadò. "Per quel che ci riguarda siamo chiari e ancora recentemente abbiamo chiesto in diretta TV al presidente del PLR collaborazione, mettendo sul tavolo alcuni tra i temi più importanti".
E sa che cosa bisogna fare: "bisogna guardare avanti e riunire in fretta le migliori intelligenze e competenze di cui il Ticino dispone per mettere in piedi un piano di rilancio all’avanguardia per la conciliabilità lavoro-famiglia, la formazione, le start-up, ecc., affinchè i nostri giovani possano vivere e sviluppare le loro competenze dove sono nati, senza dover emigrare altrove", invece "ci si perde in sgambetti e si discute per mesi se acquistare o meno un palazzo lussuoso per la Magistratura".