Il capogruppo della Lega ci scrive: "Forse cercando di salvare tutto non salveremo niente, ma è l’unica scelta da fare"
di Boris Bignasca*
Da tempo ho smesso di scrivere articoli sul Covid19 e sulle conseguenze della pandemia. Inconsciamente avevo la speranza che tutto finisse dopo non più di 12 mesi (che forse nella mia testa è il tempo massimo per un’emergenza). Dall’altra speravo che l’arrivo dei vaccini ci liberasse da questa situazione. Ho smesso anche per evitare di sbagliare previsioni (che tra l’altro sbagliano spesso anche gli esperti) e ho smesso di scrivere per evitare di prendere posizioni impopolari, anche se magari giuste, oppure popolari ma magari sbagliate.
Scrivere articoli sul tema è complicato. La scelta del lessico innanzitutto è influenzata dal giudizio delle persone e dei vari gruppi ideologici che si schierano su questo tema. Da una parte si inneggia alla scienza, al vaccino, ai lockdown e ai green pass. Dall’altra si parla di cospirazione, libertà, costituzione, sperimentazione, privacy. Se siete dei ferventi fan delle misure per arginare la pandemia o degli ispirati sciamani no vax vi chiederei di non leggere oltre. Sono sicuro che ne sapete più di me, ma vi rovinereste la giornata.
Tra i “pasdaran” della pandemia alcuni sono convinti che la Svizzera sia troppo in ritardo con le misure per arginare il virus. Lo scandalo riguarda in questo senso due fattori. Da una parte una percentuale di vaccinazioni sostanzialmente al di sotto della media europea*: situazione prevedibile in uno dei paesi più inclini alla medicina alternativa. Dall’altra il fatto che la Svizzera non abbia (e speriamo non lo faccia) cominciato con duri lockdown come i vicini austriaci. Non privare la società e le persone della libertà è un merito, non una colpa. La Svizzera non imporrà mai lockdown o misure draconiane a cuor leggero. Rassegnatevi: la Svizzera è il paese di Heidi che viveva libera tra le caprette ed è il paese di Guglielmo Tell che non si inchinò al cappello del Gessler, è il paese dell’eremita Nicolao della Flüe e dell’adesione all’ONU solo nel 2002. La ricerca della libertà - e di un certa privacy - fa parte del DNA di questa Willensnation.
Ora che le misure si fanno più stringenti, c’è chi nell’altra sponda (quella dei negazionisti, diciamo) (ri)comincia ad agitarsi. Non si vogliono i lockdown, le chiusure delle attività e nemmeno l’introduzione del modello 2G. Eppure questo desiderio si scontra con la realtà dell’esaurimento dei letti d’ospedale, delle cure intense, e dei nostri operatori sanitari. Il fatto che si sia arrivati al triage ormai in diversi cantoni è un segnale allarmante che deve toccare le coscienze. Anche qui, i cari no vax, devono rassegnarsi, il Consiglio federale non permetterà che la Svizzera diventi una sorta di centro della pandemia a livello europeo. Non lo permetterà per ragioni etiche, sanitarie e anche di reputazione internazionale.
Il Consiglio federale si continuerà a comportare cercando di fare una media. Quella che in gergo è la ponderazione d’interessi. Cercheremo di salvare la libertà e al contempo la salute. Cercheremo di salvaguardare l’economia e al contempo il sistema sanitario. Cercheremo di essere attenti e prudenti e al contempo liberi e coraggiosi. Forse cercando di salvare tutto non salveremo niente, ma è l’unica scelta da fare.
*capogruppo Lega in Gran Consiglio
*per comodità prendiamo in considerazione solo i paesi europei ad ovest della ex cortina di ferro