Le direzioni dei due partiti spingono per l'alleanza. Ma gli ecologisti avvertono: "Alla pari con il PS"
BELLINZONA - Partito socialista e Verdi accelerano con decisione verso il progetto di lista unica per il Consiglio di Stato per le elezioni cantonali del 2023. Le direzioni dei due partiti intendono infatti chiedere luce verde ai rispettivi Comitati cantonali per intavolare le trattative. Trattative in realtà già in corso da tempo, almeno a livello informale. Il nuovo passo avanti è dunque da intendersi come uno scatto per cercare di concretizzare la lista.
Della notizia riferisce oggi ampiamente La Regione. Il quotidiano bellinzonese ha raccolto le considerazioni della copresidente Laura Riget: “Il Ticino sta diventando sempre più polarizzato, e anche partiti storici come Plr e Ppd hanno registrato una pericolosa deriva verso destra e stanno portando avanti una politica che chiude gli occhi di fronte alle difficoltà della maggioranza della popolazione e dell’emergenza climatica. Quindi pensiamo che oggi più che mai occorra unire e rafforzare il polo progressista, che rappresenta l’unica vera alternativa alla destra, e cercare di conciliare la giustizia sociale con quella ambientale”.
“Penso - ha aggiunto Riget - che nel nostro elettorato sia molto sentita questa voglia di collaborare maggiormente tra Ps e Verdi, visto che nella stragrande maggioranza dei casi siamo allineati a livello politico”. Con quali ambizioni, concretamente? “In politica c’è sempre il rischio di perdere un seggio, sia correndo da soli sia uniti. Come Ps abbiamo l’obiettivo di mantenere un seggio in Consiglio di Stato, indipendentemente dalla decisione di Manuele Bertoli di ripresentarsi. Pensiamo che presentandoci uniti alle elezioni ci sia la possibilità di rafforzare l’area e, a medio termine, anche a puntare un raddoppio in governo”.
La Regione ha sentito anche la sponda ecologista. La co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin crede che il raddoppio in Governo, possa essere un obbiettivo immediato: “Puntiamo non solo a confermare una consigliera o un consigliere di Stato progressista, ma a ottenerne due. Questo ci permetterebbe di influenzare le decisioni del governo in modo che si possano trovare delle vere soluzioni ai problemi della società. A livello locale ma anche globale sentiamo la richiesta di intervenire in modo più incisivo per raggiungere gli obiettivi che ci stanno a cuore”.
Bourgoin non manca però di sottolineare le condizioni essenziali per i Verdi affinché l’alleanza vada in porto. Condizioni che in passato aveva già messo in chiaro l’ex coordinatore Nicola Schönenberger: “Lo abbiamo già detto in modo aperto, vogliamo per prima cosa essere trattati alla pari dal Ps. Come in una staffetta, è fondamentale avere un punto di partenza uguale, dopodiché vinca il migliore”. Che tradotto significa: stessi posti sulla lista.
Da tempo nell’area rossoverde si ragiona sullo schema 2-2-1. Ovvero una lista con due esponenti socialisti, due ecologisti e un rappresentate della società civile. Schönenberger aveva posto come condizione anche la non ricandidatura di Manuele Bertoli. Bourgoin non ne fa cenno: forse è uno scoglio superato.
E i posti sulla lista potrebbero essere la vera pietra d’inciampo sul cammino dell’alleanza. Amalia Mirante, propostasi come candidata al Governo, si è schierata duramente contro l’ipotesi 2-2-1. Bisognerà capire se questa sua opinione troverà qualche riscontro nella base del partito. Oppure no.