Il direttore del Mattino all'attacco: "Siamo davanti ad una delocalizzazione a tutti gli effetti, dettata da convenienza economica (stipendi più bassi)"
LUGANO - Il Mattino della Domenica mena duro sulla Posta. Il foglio leghista dedica la prima pagina alla scelta del Gigante Giallo di aprire in Portogallo un centro di competenze IT assumendo 120 persone.
“Ma la Posta - scrive il direttore Lorenzo Quadri - ci sta prendendo per il lato B? Nei giorni scorsi, il fu Gigante giallo ha annunciato, tramite logorroico comunicato stampa, che procederà ad una massiccia delocalizzazione del settore informatico in Portogallo, a Lisbona. Lì la Posta intende assumere, nel medio termine (!), 120 specialisti IT (Information Technology: uella). Naturalmente la scusa addotta è sempre la stessa: la presunta “penuria” di personale qualificato in Svizzera. Il mantra della “penuria” – declinato in svariate salse - sta diventando il coperchio per tutte le pentole. Il pretesto per giustificare ogni sorta di cappellata. Possibile che in Svizzera ci sia “penuria” di tutto?”.
“Nei numerosi incontri tra i vertici della Posta e la commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del consiglio nazionale - prosegue Quadri - il tema della “penuria” di informatici e della delocalizzazione in Portogallo non è mai emerso. Oltretutto, il fu Gigante giallo non è nemmeno in grado di spiegare in modo decente la propria posizione. Si nasconde genericamente dietro la digitalizzazione del mercato ed i pensionamenti previsti nei prossimi anni. E il CEO della Posta, ovvero il buon Roberto Cirillo, se ne accorge adesso che ci saranno dei pensionamenti e che la digitalizzazione avanza? Non lo sapeva prima? Viene pagato un milione all’anno per cosa? Per creare occupazione a Lisbona?”.
“I vertici del Gigante Giallo - punge ancora il direttore del Mattino - vorrebbero farci credere che in tutta la Svizzera non si trova qualche decina di informatici e nemmeno dall’oggi al domani ma, appunto, sul medio termine? Siamo seri. Per non parlare della storiella dei portoghesi “altamente formati” (più formati degli svizzerotti gnucchi) e con una cultura del lavoro simile alla nostra. A noi risulta che le migliori università si trovino in Svizzera e non in Portogallo. E’ chiaro che qui siamo davanti ad una delocalizzazione a tutti gli effetti, dettata da convenienza economica (stipendi più bassi). Ed è inquietante che a compiere questo passo sia un’ex regia federale come la Posta, in passato tra i simboli del Paese. Si sta creando un pericoloso precedente. Sia per altri ambiti (adesso la Posta delocalizza l’informatica in Portogallo; e domani?) che per altre aziende (para)pubbliche. Per non parlare del pessimo esempio che l’incresciosa vicenda portoghese sta dando all’economia privata. Se il settore pubblico è il primo ad aprire “centri di sviluppo” all’estero con personale straniero, è evidente che gli imprenditori “con scarsa sensibilità sociale” si sentiranno ancora più legittimati ad impiparsene alla grande del mercato del lavoro locale”.
Infine, sferra un attacco politico alla sinistra: “Il presidente del CdA del fu Gigante giallo è Christian Levrat, già presidente nazionale del partito socialista, piazzato alla Posta per meriti partitici dalla ministra “di riferimento”: ovvero la compagna Simonetta Sommaruga, pure lei PS. Ricordiamocene alle prossime elezioni! E chissà come mai i sindacati rossi non s’indignano per la delocalizzazione in Portogallo di impieghi “ad alto valore aggiunto”, ed anzi dichiarano che l’è tüt a posct”? Forse perché tra compagni non ci si pesta la coda a vicenda? Se la stessa mossa l’avesse compiuta un’azienda privata e non infeudata ai socialisti, quanto scommettiamo che i sindacalisti si sarebbero messi immediatamente a strillare al massimo dei decibel? Come sempre a sinistra: due pesi e due misure!”.