Il vescovo emerito di Lugano interviene nel dibattito che sta infiammando la politica cantonale, con uno scritto pubblicato sul Corriere del Ticino
LUGANO - Continua il dibattito sull'agenda scolastica. Oggi, sulle colonne del Corriere del Ticino, dice la sua il vescovo emerito di Lugano Pier Giacomo Grampa. Di seguito le sue considerazioni.
di Piergiacomo Grampa*
A chi vogliamo che i nostri ragazzi / ragazze assomiglino? «A un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia? Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla, perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò, e la rovina di quella casa fu grande». (Luca 6, 4749; e passo parallelo di Matteo 7, 24-27).
Mi sono venuti alla mente questi suggerimenti riportati dai due Evangelisti, Luca e Matteo, assistendo alle discussioni attorno all’agenda scolastica 20232024. Importante non è porre il problema della propria identità, del proprio essere, del proprio vivere, ma preoccuparsi di «risolverlo bene». Decidere se costruire sulla roccia o sulla sabbia non può dipendere solo dal mio sentire, ma anche dal mio essere, dipende se impariamo a scavare molto profondo, a porre fondamenta non «fluide», a ricercare il bene che dà garanzie di sicurezza di fronte alle piene o ai terremoti della vita. Non basta «sentire», occorre verificare, confrontare, discutere, ricercare quei principi che danno garanzia di verità, di stabilità, di solidità. Agli elementi «soggettivi» occorre aggiungere la ricerca e la verifica delle componenti «oggettive ». A proposito di «fluida» i nostri antenati hanno costruito anche sull’acqua, ma servendosi di palafitte di sostegno. C’è tutta una civiltà di «palafitticoli ». È comprensibile la preoccupazione dei genitori di fronte a proposte leggere, liquide, superficiali, alla moda, che si fermano al «sentire soggettivo», non dando garanzia di sicurezza e validità.
L’età in cui proporre certi discorsi ha la sua importanza, le modalità di condurre il discorso richiedono rispetto, competenze, conoscenza della complessità dei valori in gioco. L’aspetto soggettivo non può bastare, occorrono anche elementi oggettivi da riconoscere, da discutere, da comporre e da rispettare. Prudenza, saggezza, competenza, perché la persona, che è ben più di una casa, sia costruita bene. «Non è facile per nessuno, perché non aiutarsi a vicenda?». Certo! Ma preoccupiamoci delle modalità e degli aspetti oggettivi, non solo soggettivi.
*vescovo emerito di Lugano