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Politica e Potere
04.12.2023 - 16:160
Aggiornamento: 06.12.2023 - 09:18

Beatrice Fasana: "Noi PLR che abbiamo paura di essere quello che siamo"

"Davanti alle sfide che ci attendono, sorrido ai malumori sterili di taluni politici del mio partito più preoccupati di loro stessi che del bene del Paese"

Caro Andrea, 

prendo spunto dalla tua lucida ed equilibrata analisi del Comitato Cantonale PLRT di giovedì scorso (clicca qui), per condividere con te e con i lettori di Liberatv alcune brevi riflessioni. 

Da troppo tempo purtroppo noi liberali radicali in Ticino, ma così è anche a livello svizzero, siamo tenuti in scacco dalla paura di esprimerci in maniera diversa dal sentire politico predominante, ma più vicina ai nostri valori. Quelli che, per inciso, hanno fatto grande la Svizzera dalla sua fondazione: libertà (nel rispetto delle leggi però!) , coesione e progresso (inteso come innovazione ed apertura), creazione di valore attraverso la creazione e il mantenimento di posti di lavoro e sua ridistribuzione dove necessario.

Abbiamo paura di essere quello che siamo, di dire quello in cui crediamo in maniera semplice e chiara. E ci ritroviamo quindi a scimmiottare, anche male, gli altri.  

La paura deriva dal degrado politico osservabile quotidianamente che predilige la politica spicciola a suon di slogan a corto termine che fanno effetto ma che non risolvono i problemi, mentre noi siamo un partito più rivolto a trovare soluzioni invece di urlare al problema.

Oltre vent’anni di urli leghisti non hanno impedito a 78'000 frontalieri di continuare a lavorare quotidianamente in Ticino. Le pecore nere di "blocheriana" memoria che hanno tappezzato la Svizzera, non hanno impedito di avere una situazione migratoria estremamente acuta anche da noi. Le arrabbiature annuali di Berset o di De Rosa sulla cassa malati restano sullo schermo e sui giornali, mentre gli aumenti dei premi sono diventati insostenibili. Decenni di lotte sindacali e di ministri socialisti non hanno mutato sostanzialmente le sorti di questo nostro Ticino e la scuola continua ad arrancare e a dividere. 

C’è infatti un vecchio proverbio contadino che recita : ‘Chèl che ‘l vusa püsee la vàca l’è sua’ e  cosí mi appare sinceramente l’arena politica attuale. Chi, riprendendo il proverbio, si è accaparrato il bovino a me sembra peró che lo stia tenendo ben chiuso in stalla crogiolandosi nel potere raggiunto.

Fortunatamente il nostro sistema paese e l’organizzazione delle nostre istituzioni, permettono di mantenere equilibri anche se le persone al potere cambiano e virano a volte a destra, verso il populismo, o a sinistra, verde o rossa che sia. Una rondine, di destra o di sinistra, non fa primavera, nemmeno in politica. Ma uno stormo composta da rondini che non hanno una visione d’insieme rischia di schiantarsi e di non raggiungere la destinazione. Questo ci deve fare davvero paura!

Se lo si osserva da fuori siamo un  Cantone che, in barba catastrofismi e cassandre, negli ultimi vent’anni ha messo in piedi USI e SUPSI, sta lavorando ad uno Switzerland Innovation Park a Bellinzona, ha costruito Alptransit, ha una fiscalità moderata ed è abbastanza attrattivo per aziende e personaggi facoltosi. Si tratta di un Cantone che crea valore e che svetta per innovazione.

Certo, si può fare sempre meglio e la ridistribuzione del valore a chi subisce di più il momento difficile, dopo una pandemia mondiale e a causa di un’inflazione galoppante, va fatta in maniera più coordinata e mirata, anche se ora è giunto purtroppo il momento del rigore finanziario, dei sacrifici e della responsabilità per tutti!

Davanti a tutte queste sfide, Andrea, sorrido quindi ai malumori sterili di taluni politici del mio partito che mal digeriscono le normali regole di un’elezione che sono proprie a tutti i partiti e che mi sembrano più preoccupati di loro stessi che del bene del paese.

Vorrei qui inoltre spezzare una lancia a chi sul terreno fa impresa in ogni ambito. Imprenditori ed aziende che creano occupazione e valore.  Di queste realtà il mio partito dovrebbe soprattutto tornare ad occuparsi, ripartendo dall’economia, dall’innovazione e dalla creazione di valore e di lavoro. Prima di ridistribuirlo il valore va infatti creato!

Ti assicuro, Andrea, che io di liberali radicali che sul territorio lavorano, si impegnano in ogni ambito e costruiscono ne conosco tanti, per fortuna, e questo nonostante il rumore di fondo di alcuni loro scafati politici.

Sono loro a fare il paese e lo fanno in maniera discreta, semplice e concreta, meritandosi di essere degnamente e fattivamente rappresentati in politica da chi, senza paura, combatta per i nostri valori al di là di personalismi e cadreghini.

TI saluto caramente,

Beatrice Fasana

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