POLITICA E POTERE
Sergi e Pronzini: “Il giudice Ermani è al posto giusto? Il Parlamento attivi l’Alta vigilanza”  
Con una raccomandata al plenum del Granconsiglio, i due deputati MPS invitano a riflettere sul caos che regna nella Magistratura e sul rischio di una sua paralisi. "Comportamento del presidente del Tpc inaccettabile"
TiPress / Pablo Gianinazzi
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20 AGOSTO 2024
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BELLINZONA - I deputati del MPS Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini hanno scritto una raccomandata al plenum del Gran Consiglio ponendo una domanda secca - la stessa che peraltro si è posta il presidente del Centro Fiorenzo Dadò -: “Il giudice Mauro Ermani è al posto giusto?”, e chiedono al Granconsiglio di attivare urgentemente l’Alta vigilanza.

“Nel corso degli ultimi anni - scrivono Sergi e Pronzini - a cadenza regolare, il giudice Mauro Ermani è salito  alla ribalta per gesti che non possono e non devono aver diritto di cittadinanza, ancor più se commessi da qualcuno che riveste una carica così importante quale quella di presidente del Tribunale Penale.

È di oggi la notizia, riportata dal quotidiano La Regione, che lo scorso 3 febbraio 2023 il giudice Ermani ha inviato a una dipendente amministrativa del Tribunale, di cui egli è presidente, una foto raffigurante una donna seduta accanto a due peni più alti di lei. I riferimenti allusivi non possono essere più espliciti.

Comportamenti di questo tipo sono da ricondurre chiaramente all’articolo 4 della Legge federale sulla parità dei sessi (Divieto di discriminazione in caso di molestia sessuale) che così recita: ‘Per comportamento discriminante si intende qualsiasi comportamento molesto di natura sessuale o qualsiavoglia altro comportamento connesso con il sesso, che leda la dignità della persona sul posto di lavoro, il proferire minacce, promettere vantaggi, imporre obblighi o esercitare pressione di varia natura su un lavoratore per ottenerne favori di tipo sessuale. A questo si aggiunge l’articolo 5 della stessa Legge che, al suo paragrafo 3, definisce le responsabilità del datore di lavoro: ‘Nel caso di discriminazione mediante molestia sessuale, il tribunale o l’autorità amministrativa può parimenti condannare il datore di lavoro e assegnare al lavorare un’indennità, a meno che lo stesso provi di aver adottato tute le precauzioni richieste dall’esperienza e adeguate alle circostanze, che ragionevolmente si potevano pretendere da lui per evitare simili comportamenti o porvi fine’.

Nel caso specifico, non ci pare di aver visto, per il momento, iniziative del datore di lavoro tese a impedire che simili comportamenti da parte di Ermani avvenissero. Anzi, ci pare di poter dire che sono stati tollerati. Tutte e tutti noi ricordiamo i commenti, altrettanto vergognosamente sessisti e intollerabili verso una procuratrice pubblica, rea, secondo Ermani, di non aver mai conosciuto, biblicamente, un uomo”.

E ancora, proseguono i deputati del MPS: “Dall’interno della Magistratura ci si dice che vi sono molti altri episodi simili che vedono Ermani protagonista. Non è difficile crederci anche pensando al famoso messaggio al Procuratore Generale Pagani: ‘Trattamela bene…’. Tale comportamento riprovevole, e forse anche passivo di sanzioni penali e civili, da parte di una delle massime autorità penali si sovrappone a una situazione di caos, potenzialmente esplosiva, in seno alla Magistratura. Situazione, è bene ricordarlo, figlia di quella spartizione partitica dei posti in seno al potere giudiziario, dove sono approdati e si candidano per approdarvi personaggi che godono spesso soprattutto di sostegno partitico (dei partiti di governo evidentemente) e sempre meno di quella integrità, maturità e affidabilità che simili cariche richiedono (il punto forse più basso lo abbiamo toccato in una recente nomina di un giudice che aveva pensato di indicare come referenza il proprio fidanzato, attivo già in ambito giudiziaria: inutile aggiungere che il Parlamento, in base a ferree regole spartitorie non ha avuto problemi a eleggere questa persona).

Sempre da quanto si è potuto apprendere leggendo l’articolo de La Regione citato, dopo le segnalazioni e controsegnalazioni dei rispettivi giudici del Tribunale Penale, vi sarebbe ora una denuncia penale sporta da due giudici verso tre colleghi: il presidente Mauro Ermani, il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta (che sembra sia l’uomo forte del triunvirato). Difesi rispettivamente da due pesi da novanta del foro ticinese: Luigi Mattei e Marco Broggini. Senza dimenticare che il Consiglio di Stato ha dato mandato a una terza figura di peso, l’avvocato Maria Galliani (già vice Procuratrice Generale) di indagare sulla situazione, dal punto di vista amministrativo, all’interno del Tribunale Penale.

Oggettivamente, a noi pare che questa situazione, ormai incancrenita, possa e debba essere formalmente affrontata e risolta (se vi è la volontà politica) solo dal Gran Consiglio che a questo fine potrebbe attivare l’Alta Vigilanza (art. 57 cpv 2 della Costituzione). Nessun altro organismo, tanto meno il Consiglio di Stato o il Procuratore Generale, ha le competenze costituzionali per farlo. Pena il caos e la paralisi della Magistratura. Chiediamo quindi formalmente l’attivazione dell’Alta vigilanza. Considerata la gravità e l’urgenza chiediamo che la richiesta venga sottoposta al Plenum del Gran Consiglio per discussione e decisione nella seduta del 16 settembre 2024".

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