"Se iniziamo a cambiare le nostre norme per adattarle a identità percepite , perdiamo il punto di riferimento su cui si fonda lo Stato di diritto"
di Alain Bühler*
Ogni società deve permettere ai suoi membri di vivere in libertà, ma le leggi non possono essere modellate su sentimenti soggettivi o identità mutevoli. Le norme devono basarsi su fatti, realtà concrete e criteri oggettivi. Quando ci si spinge verso una legislazione che riconosca un aleatorio "terzo genere", ci si trova di fronte a un dilemma: fondare norme su sensazioni puramente personali, spesso transitorie, senza alcun riscontro tangibile o comprovabile?
Il riconoscimento del terzo genere, un dibattito spinto da personalità come l'ex giudice federale Thomas Geiser, l’attivista Daniel Graf o il cantante Nemo, si basa su una visione radicale della società. Geiser suggerisce addirittura l'eliminazione totale dei riferimenti di genere dai documenti ufficiali. Ma una tale proposta trascura il fatto che il genere è un concetto radicato non a livello biologico, ma anche nel funzionamento stesso della nostra società. Annullare queste distinzioni significa aprire le porte a una soggettività pericolosa, dove le leggi smettono di essere strumenti di stabilità e diventano il riflesso di stati d'animo individuali.
La legge rappresenta una bussola per la nostra società: chiara, stabile e oggettiva. Se iniziamo a cambiare le nostre norme per adattarle a identità percepite o sensazioni momentanee, perdiamo il punto di riferimento su cui si fonda lo Stato di diritto. Ciò sarebbe, senza dubbio, l'inizio della fine. Non possiamo permettere che la nostra struttura giuridica si pieghi a ideologie passeggere. Ogni persona ha il diritto di sentirsi come vuole, e su questo non si discute, ma ciò non deve tradursi in una ridefinizione delle leggi che regolano un’intera collettività.
Inoltre, in un momento in cui la Svizzera affronta sfide cruciali come la criminalità straniera, l’immigrazione illegale e il caos nel settore dell’asilo, concentrarsi su questioni marginali come il riconoscimento del terzo genere è uno spreco di risorse e di energie politiche. Beat Jans, Consigliere federale a capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia, dovrebbe occuparsi di queste questioni concrete e urgenti, piuttosto che lasciarsi distrarre da battaglie ideologiche. Il suo compito è proteggere i cittadini dalle minacce reali, non farsi portavoce di una riforma del sistema di genere che non risolve alcun problema urgente.
È il momento di rimettere ordine nelle priorità. La nostra attenzione deve essere rivolta ai problemi tangibili, che incidono sulla sicurezza e il benessere dei cittadini, non su questioni che riguardano una minoranza limitata della popolazione e che non trovano fondamento oggettivo. La legge deve rimanere solida, basata su criteri certi e verificabili. Lasciarla in balia delle percezioni significa mettere a repentaglio la stabilità dell’intero sistema giuridico svizzero.
Discutere di un “terzo genere” è quindi una mera distrazione. Mentre il paese è alle prese con problemi reali, non possiamo permetterci di concentrare la nostra attenzione su argomenti che non riflettono le vere necessità della popolazione. Il diritto deve essere ancorato alla realtà, non alla percezione individuale.
*deputato UDC