Sono due le norme che Ghisletta e Bertoli chiedono di annullare. "Si mette in discussione il sistema democratico del nostro Paese e Cantone"
BELLINZONA – Il Preventivo 2024 del Canton Ticino finisce sui banchi del Tribunale Federale. Raoul Ghisletta e Manuele Bertoli hanno, infatti, comunicato di aver inoltrato un ricorso di diritto pubblico al TF contro “due norme improvvidamente aggiunte dalla maggioranza della Commissione della gestione e delle finanze al decreto legislativo sul Preventivo 2024, siccome esse risultano non referendabili”.
“Approvandole – si legge in un comunicato - in questa forma il Parlamento cantonale ha negato un diritto costituzionale fondamentale ai cittadini ticinesi e per questo il ricorso chiede di annullare le due disposizioni impugnate”.
E ancora: “La contestazione giuridica si basa sulla violazione del diritto di referendum riconosciuto dalla Costituzione ed è su questo punto che il Tribunale federale sarà chiamato a pronunciarsi. Una violazione grave, che tocca uno dei diritti centrali del sistema democratico del nostro Paese e del nostro Cantone. Ma al di là degli aspetti puramente giuridici, il ricorso è presentato anche per contestare i contenuti delle due disposizioni di cui si chiede l’annullamento”.
Secondo Bertoli e Ghisletta, “l’articolo 2, che impone al Governo drastici tagli nel settore dell’asilo, non considera le necessità delle tante persone, tutte con situazioni e storie diverse, che vengono sostenute nel nostro Cantone dopo aver dovuto fuggire dalla loro terra d’origine”. Manuele Bertoli, dal 1° gennaio presidente della Commissione federale della migrazione, ritiene che “limitare il sostegno a quanto possibile con i soli finanziamenti federali riduca l’accoglienza verso questi uomini, donne e bambini in maniera inaccettabile, considerato anche il fatto che i finanziamenti federali sono forfettari, rispondono a parametri burocratici e non considerano la realtà concreta delle necessità di queste persone”.
Il secondo articolo finito sotto la lente è quello che impone al Consiglio di Stato di cancellare il 20% delle posizioni dei dipendenti dello Stato che hanno lasciato o lasceranno il loro posto di lavoro, in quanto “svilisce la pubblica amministrazione e tutti i suoi servizi e istituzioni, partendo dal principio, sbagliato e mai comprovato, che quello che si faceva ieri in 10 oggi sia possibile farlo in 8”.
Raoul Ghisletta, segretario del Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari VPOD Ticino, contesta “questo rigido quanto aleatorio approccio nella definizione della dotazione del personale cantonale, che attuato a partire dal 2022 per la categoria degli “impiegati”, ha già creato problemi concreti nei servizi erogati alla popolazione (anche a quella meno favorita, come l’utenza dei servizi sociopsichiatrici). Il fatto di estendere ora questo approccio rigido ed aleatorio alla scuola (docenti e operatori scolastici specializzati) è un atto che inevitabilmente ridurrà la qualità della scuola e della formazione professionale per le giovani generazioni”.