Ecco qualche elemento per inquadrare le ultime novità sul tormentone Argo1 e dintorni
In un’opinione pubblicata oggi dal Corriere del Ticino l’avvocato Renzo Galfetti, penalista di nota fama, ha sparato bordate da novanta contro la CPI. L’ha definita “la pomposa Commissione parlamentare d’inchiesta eletta dal Gran Consiglio, composta perlopiù da deputati che da bambini sognavano di fare i poliziotti, chiamata a ‘fare luce’ su scandali veri o presunti”.
In realtà, ha aggiunto, “si tratta di un ‘ente’ che opera in concorrenza con la magistratura senza averne le capacità, senza cultura investigativa, senza la conoscenza e quindi il rispetto delle regole basilari e dei principi operativi”.
Mancano pochi mesi alle elezioni e l’agitazione aumenta: c’è voglia di gettare benzina sul fuoco del caso Argo1. C’è voglia di sangue, insomma…
“L’ennesima prova di incapacità e mancanza di cultura investigativa è la notizia recente della lettera che la CPI su Argo1 ha pensato bene, credendosi nel ruolo di un Maigret ticinese, di scrivere ai singoli consiglieri di Stato chiedendo loro se, quando e con chi avrebbero semmai trascorso una vacanza in Grecia – ha rincarato Galfetti -. E ciò prendendo spunto da un pettegolezzo ‘per sentito dire’ letto in qualche verbale, dove genericamente si dice che ‘forse’ qualcuno avrebbe offerto una vacanza in Grecia a dei politici. Da non credere. Ovviamente tale intelligente ed accorta lettera è stata passata ai media. Si tratta di un’iniziativa stolta e irresponsabile che discredita il Consiglio di Stato e che mette fango nel ventilatore”.
Perché “si sa, in periodo di fregola elettorale i deputati-Maigret brigano per essere rieletti”.
Il circo della delegittimazione e della denigrazione ha stufato, ha concluso l’avvocato: “Non ci si lamenti se personaggi di alta levatura non siano disponibili a mettersi in gioco per entrare in Consiglio di Stato e se qualche consigliere prima o poi se ne vada sbattendo la porta”.
In effetti, dopo qualche mese di silenzio, il caso Argo1 è tornato alla ribalta. Pur senza che siano emerse novità di rilievo, se non, appunto, i verbali della CPI.
Già un anno fa, quando la Commissione parlamentare d’inchiesta venne costituita alcuni si chiesero se sarebbe davvero servita o se sarebbe diventata uno strumento da usare a fini propagandistici, se non elettorali.
Era già in corso allora un’inchiesta penale coordinata dall’ex procuratore generale John Noseda, nonché quella amministrativa, affidata dal Governo all’ex procuratore Marco Bertoli. Ma il Parlamento volle anche la CPI.
Il capogruppo del PLR, Alex Farinelli, disse: “Serve a portare la voce e la pressione del Parlamento, che rappresenta la popolazione del Ticino. Popolazione che chiede chiarezza”.
Il suo omologo leghista Daniele Caversazio, espresse qualche dubbio: “La storia ci ha insegnato che queste Commissioni sono costate molto e hanno portato poco. Ma oggi l’unica strada per dare delle risposte politiche è questa”.
Nel gennaio scorso Marco Bertoli, incaricato di far luce sulle irregolarità amministrative emerse nell’attribuzione del mandato all’agenzia di sicurezza Argo1 da parte del Dipartimento diretto dal ministro Paolo Beltraminelli, suggerì di verificare un’ipotesi penale: il reato di infedeltà nella gestione pubblica da parte dei funzionari che gestirono il dossier. Partì così la segnalazione al Ministero pubblico e il Governo si costituì accusatore privato.
Oggi il procuratore generale, Andrea Pagani, ha comunicato l’imminente chiusura dell'istruzione. E ha prospettato l'emanazione di un decreto di abbandono nei confronti degli ex funzionari dirigenti della Divisione dell’azione sociale, Claudio Blotti e Renato Scheurer (per le ipotesi di reato di corruzione passiva, accettazione di vantaggi e infedeltà nella gestione pubblica) e nei confronti di Marco Sansonetti e Davide Grillo, dirigenti dell’agenzia Argo1, per il titolo di reato di corruzione attiva e concessione di vantaggi.
Insomma, non ci sono state né tangenti né vantaggi sullo sfondo dell’attribuzione di quel mandato da tre milioni e mezzo all’agenzia Argo1. Un mandato comunque sciagurato, su questo non ci piove: attribuito senza risoluzione governativa, in chiara violazione della legge sulle commesse pubbliche.
Un anno fa, era il novembre del 2017, scrivemmo: “Poteva essere un semplice ‘caso’, ma col passare dei mesi è diventato uno scandalo. Ci sono stati troppi errori, troppa leggerezza, troppo fumo, troppe cose non dette, troppe difese d’ufficio, troppe scelte non fatte, troppe mezze verità, alcune delle quali puzzano di bugia e alimentano sospetti. Diciamola tutta: il ministro Paolo Beltraminelli ha perso la bussola e si è avventurato su un terreno pericoloso e, settimana dopo settimana, ha iniziato a sprofondare nelle sabbie mobili di Argo1”.
Ecco, adesso non resta che attendere la “sentenza” del procuratore Pagani, e di leggere le sue motivazioni. Così come le conclusioni della Commissione parlamentare.