Il libro di Stefano Piazza e Luciano Tirinnanzi che ricostruisce la storia del terrorismo islamico, dalla nascita di Al Qaeda alla morte del Califfo Al Baghdadi, è un saggio onesto e per tutti
di Andrea Leoni
Quando Stefano Piazza mi ha donato il suo ultimo libro “I Semi del male” (Paesi edizioni) scritto con Luciano Tirinnanzi, confesso (e glielo dissi subito) che la citazione riportata nell’ultima di copertina mi aveva scoraggiato alla lettura. Recita così: “Questa guerra tra Dar al-Islam, cioè il mondo governato dall’Islam, e Dar-Al-Harb, il mondo esterno all’Islam, è eterna. Non ci sono compromessi. L’obbiettivo finale? Il Mondo intero deve essere governato da un Califfo, secondo la legge della Sharia”.
Ho sempre rifiutato questa distinzione manichea - noi tutti da una parte e tutto l’Islam dall'altra - non per contrapporvi un altrettanto dogmatico pensiero d’integrazione politicamente corretto, quanto perché non supportata da riscontri oggettivi, dai fatti. Da qualunque parte osserviamo il Mondo islamico, e finanche il radicalismo di matrice islamica, non possiamo che descrivere un universo vasto e frammentato. Non solo nella distinzione elementare e nello scontro aperto da quel dì tra sunniti e sciiti, ma anche nella banale osservazione geografica di una religione che abbraccia fedeli dal nord Africa fino al profondo dell’Asia, passando per la penisola araba, e su fino ai balcani, dal mare delle Maldive alle montagne dell’Afghanistan. Senza poi contare i musulmani che sono perfettamente integrati in Occidente, e di sicuro non mollerebbero Europa e Stati Uniti per trasferirsi in luoghi dove tutte le libertà di cui godono sono negate.
Del resto, anche solo sfiorando il discorso geopolitico, emergono con forza tutte le contraddizioni e le ipocrisie che governano i rapporti tra Occidente e Mondo islamico. Il nostro principale alleato è l’Arabia Saudita, la patria dell’Islam e dell’Islam sunnita, la terra che ha dato i natali a Osama Bin Laden e alla maggioranza dei componenti del commando dell’11 settembre. Uno dei regimi dove si applica la legge coranica nel modo più disumano possibile. Un regime a cui continuiamo a vendere armi e con il quale intratteniamo i più disparati rapporti commerciali. Per non parlare dei Paesi del Golfo, dove con una mano si foraggiava l’Isis e con l’altra si facevano acquisti in Europa, dalle squadre calcio ad importanti marchi della moda. E poi la Turchia, l’Iran, la Siria, l’Egitto di Al Sisi…tutti attori di uno scacchiere intricatissimo in cui il terrorismo islamico, viene spesso utilizzato come arma che ha unicamente scopi di dominio strategico che non ha nulla a che vedere con la conquista religiosa.
Ecco, prendere tutto questo Mondo è trattarlo come una cosa unica, omogenea, un solo esercito pronto ad invaderci, è un abbaglio clamoroso. Anche perché, non lo si dimentichi mai, la stragrande maggioranza delle vittime degli attentati terroristici di matrice islamica, sono proprio i musulmani.
Ma tornando al libro di Stefano Piazza, ho accettato comunque la scommessa di leggerlo tutto, abbandonando ogni pregiudizio. E ne è valsa la pena. “I semi del male” è prima di tutto un volume onesto dove, nel ripercorrere i decenni dalla nascita di Al Qaeda alla morte del Califfo Al Baghdadi, non vengono sottaciute le responsabilità, gli errori e i crimini commessi da tutte le parti in conflitto. Gli autori non risparmiano nessuno. Le opinioni di Piazza sul tema sono note ai ticinesi - alcune le condividiamo, altre no - ma restano in controluce rispetto alla ricostruzione degli eventi, narrata con incisività cronistica e, di tanto in tanto, senza esagerare, con un tocco da romanzo di spionaggio. Emerge in questo modo la competenza degli autori che, intrecciata con una solida bibliografia, rende il libro piacevole e alla portata di tutti.
Ad avviso di chi scrive, in particolare, risalta con limpidezza il nocciolo del problema (lato Islam): ovvero un’ideologia - prima di tutto politica, come ogni ideologia - che attraversa il mondo islamico e ne contagia una parte, creando quel fronte radicale che, in effetti, muove guerra all’Occidente e a tutto ciò che rappresenta. Di converso - e su questo punto seguiamo Piazza fino in fondo - la risposta dell’Europa nel contrasto al radicalismo islamico è stata finora timida, se non pavida. Soprattutto nell’assenza di provvedimenti seri rispetto ai gruppi promotori di questa ideologia e ai loro finanziamenti, che vanno semplicemente messi fuori dalla porta, senza indugio e senza remore. In nome di un egualitarismo folle, e senza alcuna ragione politica o culturale, qualcuno negli ultimi anni ha infatti tentato di parificare valori e tradizioni che invece vanno tenute ben distinte. Il risultato di questa sciagurata idiozia è stata quella di annacquare, di svilire, se non di tentare di sopprimere, i capisaldi della civiltà europea, che invece vanno difesi con orgoglio.
“I semi del male” è dunque una grammatica elementare, utile per chi volesse approcciare alla tematica senza grandi conoscenze alle spalle. Una bussola per fissare i fondamentali e cominciare ad orientarsi nel ginepraio del fanatismo islamico. Un libro utile, quindi, come un’infarinatura per muovere i primi passi nella comprensione di uno dei fenomeni più significativi e intriganti del nostro tempo.