ANALISI
Genocidio e antisemitismo. Le parole della propaganda israelo-palestinese
Le rispettive tifoserie se le rinfacciano per delegittimarsi e soffocare qualsivoglia alito di pensiero critico. Con conseguenze pericolosissime
LISCIO E MACCHIATO

Vallemaggia: Berna vergogna! E "arrestate Netanyahu"

22 NOVEMBRE 2024
LISCIO E MACCHIATO

Vallemaggia: Berna vergogna! E "arrestate Netanyahu"

22 NOVEMBRE 2024

di Andrea Leoni

Antisemitismo e genocidio sono diventate le parole d’ordine della propaganda israelo-palestinese. Le rispettive tifoserie agitano i lemmi per delegittimare gli avversari e soffocare qualsivoglia alito di pensiero critico. Se sei un antisemita o un genocida non hai diritto di parola, meno che mai di obbiezione. Un vero e proprio stigma.

L’ultimo esempio lo ha dato il Governo israeliano, coprendosi di ridicolo accusando di antisemitismo la Corte penale internazionale, colpevole di aver confermato il mandato d’arresto spiccato dal procuratore generale dell’Aja contro il premier Bibi Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant. Qualche analfabeta giuridico con responsabilità di Governo in giro per l’Europa, ha parlato addirittura di giudici amici dei terroristi islamici. Il fatto che tre magistrati - un francese, una del Benin e una slovena - possano essere indicati come antisemiti e sostenitori dell’islam radicale, restituisce appieno il suono del megafono della propaganda.

La Corte nella sua decisione non prospetta il reato di genocidio. Agli imputati vengono contestati crimini di guerra e contro l’umanità. In maniera piuttosto precisa. Ad esempio Gallant e Netanyahu avrebbero limitato o impedito “intenzionalmente l'ingresso di forniture mediche e medicinali a Gaza, in particolare anestetici e macchine per l’anestesia. I dottori sono stati costretti a operare persone ferite e a eseguire amputazioni, anche su bambini, senza anestesia e/o sono stati costretti a usare mezzi inadeguati e non sicuri per sedare i pazienti, causando a queste persone estremo dolore e sofferenza”.

Per quanto attiene l’accusa di aver diretto intenzionalmente attacchi contro i civili a Gaza, la Corte precisa “che il materiale fornito dall'accusa le ha consentito di formulare conclusioni solo su due incidenti che si qualificavano come attacchi diretti”. Insomma, l’analisi delle prove c’è stata eccome da parte dei giudici.

Nel marasma generale suscitato dai mandati d’arresto per i vertici politici israeliani, in pochi si sono concentrati su quello spiccato per il leader militare di Hamas, Mohamed Deif, probabilmente ucciso dagli israeliani negli scorsi mesi. Dalle imputazioni emerge tutto l’orrore delle atrocità commesse il 7 ottobre e della barbarie che hanno dovuto subire gli ostaggi israeliano successivamente: “Mentre erano tenuti prigionieri a Gaza, alcuni ostaggi, prevalentemente donne, sono stati sottoposti a violenza sessuale e di genere, tra cui penetrazione forzata, nudità forzata e trattamenti umilianti e degradanti”.

Non vogliamo qui aprire la riflessione sull’utilità di una giustizia internazionale - dibattito che si trascina dal processo di Norimberga - e che certamente presenta ancora pesanti lacune in termini di efficienza e di parità di trattamento tra gli attori del Mondo (tra i quali i più importanti neppure la riconoscono). Tuttavia, navigando sul sito della Corte, non si può non notare come alla voce “casi aperti” la stragrande maggioranza degli imputati siano africani. E finché si trattava di africani, o del cattivone Putin, su cui pende lo stesso identico mandato d’arresto di Netanhyahu, in pochi in Occidente hanno avuto da ridire, anzi, applausi. Ora però che nel mirino dei giudici è finito un Governo amico e filo occidentale, apriti cielo, con tanti fischi ai magistrati e probabili ritorsioni in arrivo dagli Stati Uniti. La solita doppia morale dell’Occidente che è il vero motivo per cui una parte del Mondo ci detesta.

Proprio perché l’antisemitismo è una piaga molto seria, purtroppo riacutizzatasi in tutta Europa dopo la guerra di Gaza, quella parola andrebbe tutelata, in primis dai governanti israeliani. Associandola all’azione bellica e ai suoi effetti collaterali politici e giudiziari, non si fa altro che legare a doppio filo l’intera comunità ebraica a quegli eventi. Una follia e un boomerang che porta, ad esempio, gli studenti israeliani a trovarsi emarginati, quando va bene, in molte nostre università.

Allo stesso modo è pericolosissimo, in questa dinamica, utilizzare a sproposito la parola genocidio, questa sì fomentatrice di antisemitismo. Non serve essere esperti di comunicazione per capire le ragione per le quali viene utilizzata dai tifosi della causa palestinese. È un modo per dire agli ebrei l’Olocausto lo avete fatto anche voi. E se lo avete fatto anche voi è giusto che veniate trattati, se non come dei veri e propri nazisti, almeno come dei paria da isolare e disprezzare.

Ora, non addentriamoci qui nelle definizioni giuridiche che configurano il reato di genocidio. Limitiamoci a ciò che è comprensibile per le persone: il genocidio è la pianificazione e l’attuazione dello sterminio di un popolo. Per quanto sia orribile, raccapricciante, spropositata, criminale, l’azione militare di Israele, oggettivamente non stiamo assistendo a una Shoa palestinese. Perché altrimenti dovremmo vedere i militare israeliani andare a prendere i palestinesi casa per casa, a cominciare da coloro che vivono proprio nello Stato d’Israele.

Ciò che stiamo osservando sono crimini di guerra e contro l’umanità. Perché non vi basta? Perché dovete usare la parola genocidio?

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