"Conti in rosso nel 2017 per 2,3 milioni. E debiti per 10 milioni di franchi perfino con la FEOC, cioè con la cassa pensioni dei dipendenti"
di Boris Bignasca*
L’assorbimento del Cardiocentro all’interno dell’Ente ospedaliero, così come prospettato dal Consiglio d’Amministrazione dell’EOC, solleva fondate preoccupazioni in una parte numerosa della popolazione. Non solo perché, stringi stringi, sfugge il motivo di stravolgere un modello che ha dimostrato sul campo, e per un periodo lungo vent’anni, di essere largamente apprezzato dai pazienti cardiopatici e dalle loro famiglie. Ad allarmare chi sostiene l’ospedale del cuore, vi è anche un rosario di errori che fanno sorgere dubbi sulla conduzione dell’attuale managment. Per averne contezza è sufficiente sfogliare la rassegna stampa degli ultimi anni o alcuni documenti prodotti direttamente dall’EOC. Ad esempio il bilancio. Ma ci arriviamo.
Lo spunto per parlare di finanze ci viene direttamente dal direttore Giorgio Pellanda, al quale è saltata la mosca al naso per un articolo di Maristella Polli, pubblicato sul Corriere del Ticino, in cui la deputata del PLR si limitava ad elencare le numerose opere di bene realizzate del Cardiocentro a favore della popolazione. Opere che hanno salvato migliaia di vite e che sono state finanziate senza chiedere un solo franco di soldi pubblici.
Se è comprensibile umanamente che l’iniziativa Grazie Cardiocentro abbia guastato i piani del direttore generale dell’EOC, è inaccettabile che Pellanda faccia del «terrorismo sanitario» sulla pelle dei pazienti. Egli infatti arriva ad affermare che la situazione finanziaria del Cardiocentro potrebbe presto impedire all’istituto «di fornire prestazioni importanti e basilari». Ciò, oltre che falso, è gravissimo. E ci si chiede come il direttore del DSS, nonché membro del CdA dell’Ente ospedaliero, possa accettare senza batter ciglio che un suo funzionario si lanci in simili affermazioni diffamatorie verso un istituto chiave del sistema sanitario ticinese, di cui lui dovrebbe essere arbitro e garante.
Se ne faccia una ragione Giorgio Pellanda: le finanze del Cardiocentro sono sane e la liquidità consente di far fronte serenamente a tutti gli impegni assunti. La stessa serenità non si può avere sfogliando il bilancio dell’EOC. Conti in rosso nel 2017 per 2,3 milioni. Per non parlare della situazione debitoria che presenta debiti perfino con la FEOC, cioè con la cassa pensioni dei dipendenti, per 10 milioni di franchi. Prestiti che scadranno nel 2019. Qualcuno ci dà un’occhiata? Lo sanno i collaboratori dell’Ente ospedaliero che finanziano il proprio datore di lavoro attraverso i loro contributi previdenziali? Ma non è tutto: tra il 2015 e il 2017 i debiti a breve durata dell’EOC sono cresciuti da 30 milioni a 115 (!). C’è dell’altro ma avremo modo di parlarne prossimamente.
A fronte di questo quadro – finanze sane e zero debiti il Cardiocentro, finanze in rosso e debiti per l’EOC – non sembra affatto campata in aria l’ipotesi di chi sostiene che, da un profilo finanziario, sia l’EOC ad aver bisogno dall’ospedale del cuore e non viceversa. In effetti, le risorse generate annualmente dal Cardiocentro, potrebbero essere un toccasana salvifico per il bilancio dell’Ente. Se, infatti, questi attivi anziché essere reinvestiti nell’attività clinica a favore dei pazienti, nella ricerca, e in tutti i numerosi progetti sul territorio a beneficio della popolazione, fossero gettati nel calderone dell’EOC, ecco che i conti tornerebbero magicamente nelle cifre nere, cancellando errori e manchevolezze da parte del management. Il che spiegherebbe molto dei comportamenti inqualificabili tenuti dai vertici dell’Ente ospedaliero nel corso dell’ultimo anno.
*Membro del Consiglio della Fondazione Cardiocentro