Il Consigliere Nazionale: "Non abbiamo un problema in questo settore, men che meno vi è la necessità di imporre regole ancora più severe"
*Di Marco Romano
Il 25 settembre saremo chiamati a votare sull’iniziativa popolare “No all’allevamento intensivo in Svizzera”. Una nuova iniziativa popolare estrema e dannosa: si esige che in Svizzera debbano valere standard che nessun altro Paese applica. Si crea un problema laddove non esiste e si chiede di regolarlo nella Costituzione. Giusto voler essere i primi della classe (per quanto non lo siamo già), ma per farlo occorre conoscere e rispettare il settore primario per il quale si impongono regole tanto rigide e penalizzanti. L’iniziativa rappresenta una vera e propria offesa al mondo agricolo elvetico.
La lettura del testo potrebbe portare a dire: eh beh, perché no? Siamo tutti per il rispetto del mondo animale. Ma in Svizzera abbiamo un reale problema? No! È nuovamente una forzatura, fondata su di un approccio ideologico; basta andare in visita a qualunque agricoltore per capire il motivo dell’insostenibilità di quanto proposto. In Svizzera non esiste l'allevamento intensivo industriale. Da anni la legislazione in materia è molto chiara e restrittiva, sono numerosi i progetti volti ad innovare anche a tutela del benessere animale. I controlli sono molto severi e, per i casi sospetti, svolti annualmente; questo rende ancora meno giustificata questa iniziativa popolare.
Un’approvazione del testo proposto genererebbe maggiore dipendenza dall’estero; proprio da chi predica la produzione e il consumo locali. Occorrerebbe ridurre gli allevamenti. Vogliamo aumentare le importazioni a detrimento della produzione locale (si stima un -80% nel pollame)? Io no, anche perché ho fiducia nel settore agricolo elvetico, meno nei Paesi circostanti. Più severità significherebbe anche costi maggiori per i consumatori; laddove realmente non c’è un problema. E infine, gli iniziativisti dimenticano la Svizzera nella sua complessità territoriale. Limitare il numero di animali per fattoria, porterebbe a un enorme aumento della necessità di nuovi spazi per edifici per l'allevamento. Per mettere in atto l’iniziativa, bisognerebbe ad esempio costruire 1600 nuovi pollai per produrre la stessa quantità di uova odierne. Dove? L'agricoltura domestica è caratterizzata da un livello molto alto di benessere degli animali. Non abbiamo un problema in questo settore, men che meno vi è la necessità di imporre regole ancora più severe. Il prossimo 25 settembre io voto NO.
*consigliere nazionale del Centro