Lorenzo Quadri: “La tragica vicenda del Trentino ci ricorda qualcosa: il lupastro. Che in Ticino si moltiplica senza controllo…”
*Di Lorenzo Quadri
Lo scorso mercoledì in Trentino un giovane runner 26enne, appassionato di corsa in montagna, è stato sbranato da un orso. Non in una zona sperduta nel nulla ma nei boschi sopra Caldes, il comune di circa mille anime in cui viveva, situato a 700 metri d’altezza. Un posto ideale per fare escursioni. Non fosse che da quelle parti, sul monte Peller, vivono una ventina di orsi.
La fatale aggressione, secondo le prime ricostruzioni, è avvenuta a circa 1100 metri di altezza, mentre il giovane stava correndo. Poco prima aveva postato su Instagram un video della natura circostante.
Si tratta della prima uccisione di una persona da parte di un plantigrado avvenuta sull’arco alpino da oltre un secolo a questa parte.
Dopo aver pagato…
La famiglia della vittima sporgerà denuncia contro la Provincia autonoma di Trento e contro lo Stato italiano per aver reintrodotto l’orso. Operazione che oltretutto è costata una paccata di soldi pubblici. E’ il colmo: si spende il denaro dei contribuenti non per risolvere i problemi, ma per crearli dove non ci sono!
Adesso che ci è scappato il morto arrivano i tardivi mea culpa: si è pensato troppo al benessere degli orsi dimenticandosi di quello delle comunità di montagna, ed ecco il risultato. Quindi, dopo aver pagato per reintrodurre artificialmente gli orsi, adesso l’ente pubblico deve pagare per abbatterli, essendo i plantigradi diventati un pericolo mortale. Non ci si poteva arrivare prima, vero?
Eppure, senza vergogna, davanti alla morte orribile di un giovane di 26 anni, gli animalisti ancora starnazzano che non bisogna impallinare gli orsi. Bene, allora che ci vadano questi esaltati verdognoli a fare da spuntino ai plantigradi!
E il lupo?
La tragica vicenda del Trentino ci ricorda qualcosa: il lupastro. Che in Ticino si moltiplica senza controllo. Sempre più spesso lo si vede a spasso nei centri abitati. E’ vero che almeno noi non lo abbiamo reintrodotto: è arrivato per conto suo. Ciò non toglie che il grande predatore è sempre stato coccolato e magnificato dagli animalisti da salotto urbano, completamente disconnessi dalla realtà. Costoro, infiltrati nelle istituzioni, hanno fatto il lavaggio del cervello ad almeno due generazioni con la fregnaccia politikamente korretta del lupo del tutto innocuo, neanche fosse uno scoiattolo, e che costituirebbe una “ricchezza”. Come no.
Lo scorso anno è stato tragico dal profilo delle predazioni. Non solo di ovini, ma anche di bovini. Quando il bestiame tornerà al pascolo, la mattanza è annunciata.
Cambiare marcia
Il problema lupo, è ora di ammetterlo, non riguarda solo gli agricoltori di montagna. Il lupo costituisce un pericolo anche per l’uomo. Soprattutto adesso che ha colonizzato i boschi nei pressi degli abitati, non è dunque confinato su sperduti cucuzzoli dove si avventura nessuno. Come successo in Trentino con l’orso, alle nostre latitudini uno o più lupi potrebbero aggredire una persona. Magari con esito letale. Specie se si tratta di un bambino.
E allora, la politica eco-rintronata che ha favorito ad oltranza il predatore a scapito dell’ “uomo cattivo” (il mondo che gira al contrario!) si troverà in grosse pettole. Dovrà giustificare anni di letargo; di allarmi volutamente ignorati e perfino irrisi; di njet per partito preso. Dovrà anche giustificare i milioni di franchi pubblici gettati nel water per finanziare fallimentari misure di protezione delle greggi, testardamente aggrappati all’illusione di permettere una convivenza – quella tra il lupo e l’uomo – che è impossibile. E lo si sa da secoli.
Per cambiare marcia, aspettiamo che anche da noi ci scappi il morto?
*Consigliere Nazionale lega dei Ticinesi