di Franco Denti*
Stando alle previsioni gli assicuratori malattia, hanno già messo le mani in avanti! Nel 2023 avremo un significativo aumento dei premi di cassa malati (che a seconda dei Cantoni potrà variare addirittura fra il 5 e il 10 %). Il dibattito politico, che si era parzialmente acquietato nel corso degli ultimi anni, è già partito alla grande all’interno del Palazzo Federale. Entro la fine di questo mese di settembre, il Parlamento deciderà le misure per porre freno all’aumento dei costi della salute.
Personalmente penso che sia stato finora difficile trovare soluzioni efficaci e condivise anche perché troppo spesso la discussione – a livello politico ma non soltanto – è stata condizionata da una serie di atteggiamenti costruiti in parte su pregiudizi (magari alimentati dagli interessi degli attori in gioco) e in parte sull’illusione che possano esservi soluzioni semplici per problemi complessi (ovvio che ci sono, come diceva qualcuno, ma si tratta, per lo più di soluzioni sbagliate…).
Se mi è concesso un paragone, che i tempi attuali rendono purtroppo infelice, per combattere contro l’aumento dei costi della salute sono necessari tiri d’artiglieria: il bersaglio non è visibile perché lontano (ovviamente nel tempo, non nello spazio). I cannoni della politica possono sperare di colpirlo soltanto se le previsioni (che già per loro natura sono incerte) si fondano su analisi oggettive, su elementi attendibili.
Tutto questo per dire, anzi per sperare, che alla ripresa di un nuovo periodo di confronto sull’evoluzione dei costi della salute, chi è chiamato a suggerire soluzioni e poi a prenderle, sappia agire tenendo conto di alcuni fatti che sono realtà e sappia ponderare correttamente tutti gli aspetti in gioco, evitando di costruire artificialmente contrapposizioni che alla fine confondono le opinioni.
Una prima importante consapevolezza da acquisire è che il problema dei costi della salute non va mai dissociato dal problema della qualità delle prestazioni mediche e sanitarie. Le misure che possono essere prese in considerazione non devono essere misurate soltanto in base ai potenziali risparmi finanziari, ma anche, anzi soprattutto, in funzione dell’effetto che possono avere sulla qualità delle prestazioni. C’è un dato di fatto di cui si parla relativamente poco, pur essendo, a mio parere, molto significativo. L’aumento dei costi della salute, valutabile fra il 2 e il 3% annuo, è determinato in misura importante dall’aumento della popolazione, in particolare quella anziana, per avere un riferimento più diretto in Ticino, e dal costante miglioramento delle terapie.
Difficile, pertanto, immaginare un cambiamento di rotta costruito in base a tagli lineari, perché comporterebbe inevitabilmente un peggioramento della qualità delle prestazioni.
Più importante, invece è, sostenere una diversa attribuzione delle risorse per favorire forme di intervento efficaci, ma meno onerose, come a esempio la medicina ambulatoriale.
Sempre nell’ottica di costruire un dibattito fondato su analisi complete e oggettive quale miglior premessa per individuare soluzioni efficaci, occorre evitare alcuni luoghi comuni fondati su premesse non corrette o su analisi non complete. Una parte di questi concerne i medici e, in particolare, i loro guadagni e la loro presunta propensione a effettuare prestazioni non necessarie.
Anche l’”economicità” dei medici (il guadagno, il costo delle prestazioni) deve essere valutata in base alla qualità dei risultati, che in Svizzera possiamo definire molto elevata a beneficio di tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro capacità di contribuire alla copertura dei costi della salute. Sempre opportuno, aggiungo ancora, è evitare le generalizzazioni perché vi sono categorie di medici, come a esempio i medici di famiglia, che danno un contributo importante alla salute della popolazione guadagnando, cifre che non possono essere definite esorbitanti.
Per quanto attiene alla presunta esistenza di sacche non necessarie nel sistema, la miglior risposta è venuta dalla pandemia che in pochi mesi ha dimostrato come il problema non sia l’eccesso di strutture, ma semmai la loro mancanza!
Ribadisco, in conclusione, quanto sarà importante saper affrontare le discussioni future sui costi della salute, tenendo conto dei dati di fatto e non di analisi fuorvianti perché incomplete o redatte per assecondare interessi di parte.
*presidente Ordine dei medici