Il Gruppo S.O.S Engadina scrive a Governo e Confederazione: "L' ospedale di Samedan è piccolissimo. Ci sembra molto semplice da capire..."
ENGADINA – Da qualche giorno, le case secondarie in Engadina sono state prese d'assalto destando preoccupazione tra la popolazione. Una popolazione che ha preso carta e penna e scritto al Governo e Confederazione una lettera in cui chiede a chiare lettere di "essere ascoltati. Vorremmo rendere pubblica la nostra preoccupazione per la situazione creatasi in Engadina".
Di seguito il testo integrale della lettera:
Questa meravigliosa valle è grata ai turisti e vive grazie ai turisti. Ora, però, crediamo sia arrivato il momento di invitare tutti i non residenti in valle a lasciare l’Engadina per tornare nei loro Cantoni (se svizzeri) e nelle loro Nazioni (se stranieri).
L'altro ieri, 16.3.2020, è stata finalmente introdotta la chiusura notturna per 5 valichi grigionesi (Martina, Müstair, la Drossa, Campocologno e Castasegna). Fino al 15.3.2020 sappiamo che molte persone provenienti da Italia, Germania, Principato di Monaco, etc. approfittavano degli orari notturni per raggiungere la nostra valle. Queste persone si trovano attualmente nelle loro seconde case engadinesi.
I Jet privati continuano ad atterrare numerosi all’aeroporto di Samedan. Anche dal Ticino, molte persone hanno deciso di trasferirsi qui per passare il periodo della quarantena. Il problema è uno, e a noi del posto, pare anche molto semplice da capire. Abbiamo un piccolo ospedale a Samedan, con una capacità ridottissima. L’afflusso di turisti in un periodo di pandemia aggrava pesantemente la situazione.
Vorremmo che il Cantone e/o la Confederazione si occupassero di questo argomento. L'invito di tornare al proprio domicilio mira ad assicurare la salute, non solo dei residenti, ma anche degli stessi turisti".
Susanna Giani Bregonzio - responsabile del gruppo “S.O.S. Engadina. Vogliamo trasparenza e coerenza. STOP Coronavirus!”