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Riaprire le scuole l'11 maggio? Giuseppe Cotti: "Troppi rischi e punti critici. Attendiamo con fiducia la decisione dell'intero Governo"
Il capo Dicastero di Locarno: “La nostra proposta è e rimane quella già espressa al Dipartimento: apertura di una finestra per le quinte elementari e garantire il servizio di accudimento per coloro che hanno necessità”
TiPress/Alessandro Crinari
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LOCARNO – Giuseppe Cotti, lei è responsabile del Dicastero scuola a Locarno. Oggi il Cantone ha di fatto deciso di riaprire le scuole l’11 maggio. Ma la maggioranza del vostro Municipio è contraria a questa scelta. Cosa intendete fare ora sul fronte delle elementari e delle scuole dell’infanzia che sono sotto la vostra responsabilità gestionale?

“La nostra proposta è e rimane quella già espressa al Dipartimento: apertura di una finestra per le quinte elementari, al fine di accompagnare gli allievi al cambiamento di ordine scolastico. Accanto a questo impegno, continueremmo a garantire il servizio di accudimento (inclusa la mensa) per coloro che hanno necessità. Stiamo peraltro studiando come garantire questo servizio durante l'estate”.


Ma la vostra proposta non coincide a quanto pare con la volontà del Cantone…
“Il sindaco Alain Scherrer ha già espresso chiaramente le varie criticità al Direttore del Dipartimento, Manuele Bertoli, e domani le esprimeremo formalmente all'attenzione del Governo. La soluzione messa sul tavolo risulta per noi oggi impraticabile per diversi motivi”. 

Quali?
“Primo: non pochi sono i docenti che si trovano nella categoria di persone a rischio e non è assolutamente facile trovare supplenti che non siano over 65. Secondo: è impensabile assicurare per l'11 maggio le non poche misure logistiche e di maggiore igiene indispensabili per la tutela della salute di tutti. Terzo: la suddivisione delle classi in due gruppi sfavorisce chi ha veramente bisogno, siccome non è fattibile garantire parallelamente il servizio di accudimento e tantomeno la mensa. Mensa che non sarà disponibile, in quanto non abbiamo spazi sufficienti per garantire il rispetto delle norme. Quarto: non è pensabile impegnare i docenti in una parte di insegnamento in loco e in una parte a distanza”.

 

Come siete arrivati a definire questi punti critici?
“Queste considerazioni sono il frutto di un'ampia riflessione con la Direzione delle scuole comunali e mi risulta che diversi direttori siano allineati sulle stesse. Dal nostro punto di vista le controindicazioni ad un’apertura immediata sono maggiori rispetto ai benefici. Tale rapporto controindicazioni/benefici va inserito peraltro in un’attenta analisi del rischio. Siamo convinti che non vi sia alcuna proporzionalità fra il rischio sanitario assunto con un’apertura immediata e i risultati pedagogici conseguibili con i “pochi” giorni che mancano al termine dell’anno scolastico. A livello scientifico, sia nazionale che internazionale, non vi è peraltro ancora condivisione e chiarezza sulla non contagiosità dei bambini. D’altra parte, l’insegnamento a distanza ha dato risultati soddisfacenti e gli insegnanti sono ben vigili verso gli allievi che necessitano maggiore sostegno. Al fine di garantire la massima sicurezza, è inoltre necessario istruire correttamente tutto il personale. Questo richiede tempo e condivisione”.

 

Quindi che intende fare, a parte scrivere al Governo?
“In conclusione, non possiamo assicurare la praticabilità della proposta dipartimentale. Quale autorità comunale siamo per contro ben disposti a valutare ogni misura a tutela di chi ha necessità, incluso il servizio di accudimento durante l'estate, e ad impegnarci sin d'ora per garantire un nuovo, e forzatamente diverso, inizio a settembre”.

 

In sostanza quindi vi rifiutate di aprire le scuole comunali? È questa la conclusione?
“Attendiamo con fiducia la decisione dell’intero collegio Governativo”.

 

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