CORONAVIRUS
Il bambino in cure intensive, il ritorno in aula, le perplessità dei ministri... Cotti: "Il principio di prudenza andava applicato anche alle scuole. E qui Berna c'entra poco"
E Locarno scrive al Governo: “Non possiamo assumerci la responsabilità di garantire norme sanitarie laddove non è oggettivamente farlo a causa del modello proposto dal DECS”
TiPress/Davide Agosta
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BELLINZONA - Dopo il neo presidente del Governo, Norman Gobbi, oggi anche il suo collega Raffaele De Rosa ha espresso perplessità “sul piano di riaperture deciso dalla Confederazione”. All’ultimo momento, ha detto il ministro della sanità nel corso della conferenza stampa odierna, “sono stati aggiunti bar e ristoranti. La voglia di ripartire è grande ma il virus è ancora lì fuori. Occorre procedere a piccoli passi, con tanta cautela ma anche grande fiducia”. 

E le scuole? Sempre oggi il Municipio di Locarno ha scritto al Consiglio di Stato. Una lettera, quella firmata dal sindaco, Alain Scherrer, che, responsabilmente, mette fine alla polemica con il Cantone. I toni sono corretti ma fermi, e Locarno non le manda certo a dire: ritornare in aula lunedì prossimo è un esercizio inutile e pericoloso.

 

“In qualità di datori di lavoro responsabili, e di autorità comunali che devono tutelare la salute dei propri cittadini, non possiamo in alcun modo assumerci la responsabilità di garantire norme sanitarie laddove, nonostante ogni sforzo profuso, non è oggettivamente farlo a causa del modello proposto dal DECS. E in alcun modo intendiamo scaricare tale responsabilità sui nostri istituti scolastici, sui nostri docenti e sul nostro personale scolastico, L’incertezza scientifica circa la contagiosità del virus da parte dei ragazzi, ci impone di ancorarci al principio della massima cautela”.

 

Un esercizio inutile e pericoloso, dicevamo. Pericoloso non solo, e probabilmente non tanto per i bambini, quanto per l’intera comunità ticinese, che da settimane sta affrontando sacrifici per contenere la diffusione del Covid19. E la notizia comunicata oggi dal medico cantonale, Giorgio Merlani, getta ulteriore incertezza tra i docenti e le famiglie: un bambino ticinese di 10 anni, che non aveva patologie pregresse, è risultato positivo al Covid19 ed è stato ricoverato ieri in cure intensive. Le sue condizioni sono stabili, ha aggiunto Merlani. LEGGI QUI

 

Al termine della conferenza stampa odierna, il municipale di Locarno Giuseppe Cotti, responsabile del Dicastero scuola, è tornato sulla riapertura delle scuole:  “In questi giorni – ha scritto su Facebook - continuo a leggere di un Governo cantonale perplesso per le fughe in avanti e per le aperture decretate dal Consiglio federale. Condivido e sarei stato più cauto, attendendo ancora un paio di settimane prima di decretare alcuni allentamenti. Ma c’è un però. Il principio di prudenza andava applicato in tutti i settori, scuole in particolare, dove i bambini non possono decidere da soli se correre (o far correre) un rischio per dieci giorni effettivi di scuola. E il discorso non è e non è mai stato sul principio dell’apertura, perché siamo tutti ben coscienti che la vita deve andare avanti. Il punto riguarda le modalità dell’apertura rispetto ai rischi ed ai benefici, il tutto rapportato ai giorni che mancano al termine dell’anno scolastico. Il Consiglio di Stato aveva sul tavolo una proposta più prudente dal profilo sanitario (ndr: quella di Locarno) per la riapertura delle scuole e, secondo anche alcuni attori del mondo della scuola, in questo momento anche didatticamente più efficace. Non l’ha seguita. E qui Berna c'entra ben poco”.

Tornando alla lettera al Governo, il Municipio di Locarno scrive che "le direttive del DECS, secondo il nostro giudizio e quello della direzione scolastica, sottraggono contemporaneamente ad allievi e genitori - tramite la sospensione della scuola a distanza ed una problematica gestione delle classi in presenza - ore scolastiche ed ore di accudimento di qualità. Ciò crea ai ragazzi e alle famiglie un ingiusto danno sia dal profilo dell’apprendimento sia sociale. Il modello elaborato dal DECS prospetta infatti alle famiglie l’illusione di una riapertura delle scuole, e di un’accoglienza adeguata per i loro figli, che in realtà con la scuola, e l’accoglienza, ha poco o nulla a che fare. Ci preme sottolineare come questa opinione sia largamente diffusa anche all’interno del mondo della scuola, che ad ogni livello ha espresso con tali criticità ed è rimasto inascoltato.

La nostra proposta sarebbe stata un progetto speciale e a tempo, che parte dal valore straordinario acquisito in questi mesi. Un piano maggiormente inclusivo che avrebbe permesso di rifondere ottimismo e volontà in tutti gli allievi con un approccio realistico rispetto agli eventi di questo periodo. Non da ultimo, una riapertura come quella da noi prospettata avrebbe consentito di osservare con maggiore attenzione e prudenza il comportamento dei ragazzi, in modo da poter correttamente adeguare e correggere le varie situazioni in vista del vero traguardo che tutti noi dobbiamo porci: la ripresa nel mese di settembre".

Il Municipio auspica infine che "si possa nei prossimi giorni e nelle prossime settimane avviare una proficua discussione con il Governo, i Comuni e i rappresentanti del mondo della scuola, in modo che la “vera” ripartenza prevista per settembre nasca davvero nel segno della condivisione".

 

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