Emerge da un sondaggio di UBS, che invece è meno positiva e teme che molte ditte non riusciranno ad avere lo stesso numero di dipendenti precrisi (mentre i datori di lavoro pensano addirittura che lo aumenteranno)
BERNA – La disoccupazione esplode se paragonata a quella di giugno delle scorso anno, anche se diminuisce se si tiene presente il parametro del mese scorso. Le aziende svizzere, ivi comprese quelle ticinesi, restano comunque fiduciose, come si evince da un sondaggio di UBS.
Il 71% delle 2'500 realtà interpellate è convinto che nel 2022 avrà un fatturato uguale o maggiore a quello del 2019, annullando quindi gli effetti della crisi post Coronavirus di cui tanto si parla ma di cui nessuno può conoscere la reale portata.
Per quanto concerne i dipendenti, la quasi totalità, ovvero l’87%, è convinto che avrà lo stesso numero di dipendenti, o anche di più, rispetto al periodo pre crisi. Addirittura la stessa percentuale di ristoratori ticinesi, un ramo particolarmente colpito dal lockdown, prevede di avere lo stesso organico o di aumentarlo.
La crisi lascia ovviamente insegnamenti, in particolare per quanto concerne il telelavoro, usato da circa il 60% delle aziende. Quattro su cinque desiderano continuare a implementarlo, quasi tutti desiderano prepararsi a eventuali momenti critici come quelli vissuti nei mesi scorsi adattando la merce o puntando sulla digitalizzazione.
Tanto ottimismo, dunque, che per UBS è un’importante base per l’economia svizzera. D’altro canto la banca fa notare come la disponibilità a investire delle aziende stesse potrebbero essere oscurate da uno sviluppo negativo della pandemia e stima che a seconda dei settori sino a un quarto delle imprese non riusciranno a tornare allo stesso numero di dipendenti pre-crisi. Insomma, UBS non condivide la positività delle aziende.