"È ormai da anni che i partiti vengono di fatto ricattati con la storiella delle cadreghe da chi quelle cadreghe le ha tanto agognate e ora le difende con i denti"
di Karin Valenzano-Rossi *
Quando la missione è distruttiva e denigrante, poco importano i contenuti, poco importa la coerenza e ancor meno importa l’onestà intellettuale. È ormai da anni che i partiti vengono di fatto ricattati con la storiella delle cadreghe da chi quelle cadreghe le ha tanto agognate e ora le difende con i denti e con le unghie, infischiandosene di fatto del bene del paese, infangando le istituzioni e insultando e denigrando le persone, scavando così sempre più quella voragine che ormai separa i rappresentanti politici dai cittadini. Un vero e proprio paradosso. Funzionale solo a chi, di quel divario si alimenta, come un parassita che pian piano indebolisce e poi uccide la creatura che lo ospita suo malgrado. La politica, le istituzioni, lo stato.
Non è cinismo ma puro realismo. Senza avere rappresentanti nelle sedi istituzionali dove si governa o si fanno le leggi, di qualsivoglia livello - comunale, cantonale o federale - è impossibile poter avere un impatto diretto e contribuire a disegnare il Paese in cui si vive. Far credere altro è una grandissima bugia. Solo dall’esterno, dalla cosiddetta società civile, non è possibile svolgere quei compiti demandati alle sedi istituzionali preposte. Viviamo in uno Stato democratico organizzato secondo dei principi, diritti, obblighi e valori culturali e sociali, che si declinano in gremi esecutivi, legislativi e giudiziari con i relativi compiti. È in quelle sedi che si decidono gli indirizzi legislativi del Paese, lo si governa, si applicano le leggi. Se questi meccanismi s’inceppano, per personalismi o lotte di potere fini a se stesse, il sistema piano piano implode. Basta guardare in alcuni stati a noi vicini, le derive sono dietro l’angolo e a farne le spese sono di nuovo i cittadini. Il complesso della cadrega, indotto scaltramente da chi le cadreghe le anela, e subìto da chi sulle cadreghe siede per governare o da chi intende mettersi al servizio della cosa pubblica per contribuire in prima persona attivamente, inibisce l’energia propositiva poiché immediatamente svilita come bieca velleità di potere. Una grandissima ipocrisia, un maleficio da cui è ora di liberarsi. Solo uno strumento ingannevole per esercitare il potere della paura e della denigrazione. È questo che vogliamo? Una civiltà suddivisa in tribù di odiatori avvelenati dall’invidia e dalla rabbia che sabota ogni tentativo di miglioramento? Personalmente ritengo che per provare a cambiare le cose bisogna fare, non criticare o insultare.
* capogruppo PLR a Lugano e candidata al Nazionale