FEDERALI 2023
Il coming out di Alex Farinelli
Davvero aver parlato pubblicamente della propria sfera affettiva può aver danneggiato il candidato PLR agli Stati?

di Andrea Leoni

Dopo l’intervista pubblicata giovedì su Liberatv (clicca qui), e da molti rilanciata sui social, alcune persone mi hanno interpellato sulla faccenda. La domanda che ho fatto ad Alex Farinelli sull’effetto del suo coming out rispetto all’esito elettorale del primo turno, non è passata inosservata. Alcuni mi hanno chiesto, con accento critico, se era giusto porgliela. Altri se davvero questo tema era chiacchierato dietro le quinte. Tutti, se sul serio un candidato omosessuale può essere svantaggiato in Ticino. Credo sia giusto aggiungere una risposta pubblica a quelle date privatamente.

Tutto nasce nel novembre di un anno fa, nel corso di una chiacchierata a Detto tra noi (clicca qui). In quell’intervista, come sempre articolata tra pubblico e privato, Farinelli disse per la prima volta che era a disposizione per candidarsi al Consiglio degli Stati. Quella era la notizia, che infatti fu ripresa dai giornali. Poi disquisendo dei propri affetti, raccontò della relazione con il suo compagno di allora che gli dava serenità e che, di tanto in tanto, lo faceva pensare al matrimonio. Tutto qui. Non fu, né per lessico né per pathos, la rivelazione di un segreto o uno sfogo liberatorio. Non ci fu alcuna forma di esibizionismo, come invece molte volte abbiamo visto fare a personaggi pubblici a vario livello. E meno che mai Farinelli intendeva con quelle dichiarazioni occhieggiare a una parte politica per fini elettorali: una tesi semplicemente ridicola! Fu una chiacchierata del tutto naturale allo stesso modo che, con altri ospiti prima di lui, si era parlato di moglie e mariti, di figli, animali domestici e hobby.

Come è facile immaginare, la sera stessa della messa in onda, ricevetti molti messaggi da persone a cui non era sfuggito quel passaggio dell’intervista. E lo stesso Farinelli era perfettamente consapevole del passo che aveva scelto di compiere, parlando per la prima volta in tv della sua vita affettiva.

Succede poi, inevitabilmente, che nel corso della campagna elettorale la questione gli venga riproposta da Gianni Righinetti, nell’ambito dei suoi ritratti tra “Pubblico e privato”. Farinelli risponde con la stessa naturalezza di quanto aveva fatto a TeleTicino. A cambiare però è il contesto - la campagna elettorale - che tutto accentua e tutto deforma.

Siamo al post voto. Nelle ore e nei giorni dopo il primo turno, nelle chiacchiere tra addetti ai lavori, tra le motivazioni che vengono addotte per spiegare il risultato negativo di Farinelli agli Stati, si cita quel fattore lì: il coming out. Lo fanno i suoi avversari, ma soprattutto i dirigenti e le personalità del suo partito. Sia ben chiaro: nessun rimprovero ad Alex, quanto piuttosto la constatazione amara che una parte del Cantone mal digerisca un candidato che dichiara la propria omosessualità.

Lì per lì mi pare una scusa per giustificare un risultato al di sotto delle aspettative. Il Ticino, seppure con un dato nettamente inferiore a quello nazionale, ha approvato il matrimonio per tutti. Come può quello stesso Cantone “punire” un candidato per i suoi orientamenti affettivi? Poi penso, e questo mi pare più plausibile, che qualcuno si sia risentito per le posizioni assunte da Farinelli sull’agenda scolastica, ad inizio della campagna elettorale. Ma qui l’essere omosessuale o etero non c’entra nulla, anche perché tra i critici verso la tematica “gender” vi sono persone, come il sottoscritto, che nulla hanno in contrario verso il matrimonio o l’adozione per le coppie omosessuali.

E però la voce prosegue, insistente, giorno dopo giorno: ne parlano tutti. Impossibile che non sia giunta anche all’orecchio del diretto interessato.Telefono ad Alex Farinelli per chiedergli un’intervista sul ticket di centrodestra, Chiesa-Regazzi, dopo l’ormai celebre “gnoccata” di Pregassona (clicca qui). A un certo punto, conoscendolo da tanti anni, glielo chiedo dritto per dritto: “Poi decidi tu se pubblicare la risposta o se resta tra di noi”, aggiungo. Come immaginavo il tema non gli era affatto sconosciuto e lo affronta di petto, tutto d’un fiato, quasi sentisse il bisogno di farlo. “E sì, puoi pubblicare”, mi dice alla fine con la voce frammentata a causa dell’entrata in un autosilo.

Le parole scelte da Alex Farinelli per rispondere a quella domanda sgradevole sono un concentrato di coraggio, pulizia e onestà etica e intellettuale che, ai miei occhi, gli fanno solo onore.

Non ho trovato una risposta alla domanda principale: davvero una parte degli elettori ticinesi non hanno votato, o non voteranno Farinelli per il suo coming out?

Mi resta però un augurio per il bene del nostro Cantone: che Farinelli venga eletto o bocciato al ballottaggio sulla base delle sue scelte politiche e basta. E se un po’ lo conosco -  e un po’ lo conosco - sono certo che il primo a pensarla allo stesso modo sia il suo principale competitor, Fabio Regazzi.

 

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