POLITICA E POTERE
La bandiera europea infiamma il Gran Consiglio. Ducry: "Il Ticino creato dall'Europa". Galeazzi: "Un vessillo che serve due padroni". Pamini shock: "Dopo il 1950 gli Stati hanno sostituito il sacrificio del sangue, con il sacrificio fiscale". Pronzini: "S
In Parlamento dibattito scoppiettante sulla mozione di Boris Bignasca (respinta) che di non esporre più la bandiera europea il 5 maggio sugli edifici cantonali e comunali, per il “compleanno” del Consiglio d’Europa. Ecco tutte le parole salienti del dibattito
Ti Press
BELLINZONA - Un dibattito con molte vette e qualche precipizio dialettico e intellettuale. Animatissimo e mega pop, come ampiamente prevedibile. D’altronde era atteso con un certo fermento già dai giorni scorsi dai protagonisti che nel pomeriggio hanno animati l’aula del Gran Consiglio a Bellinzona.

 

Tutto nasce da una mozione di Boris Bignasca (respinta al termine del dibattito grazie ai voti di PS, PLR e PPD) in cui si chiedeva di non esporre più la bandiera europea il 5 maggio sugli edifici cantonali e comunali, per il “compleanno” del Consiglio d’Europa. Consiglio di cui la Svizzera fa parte da oltre 30 anni. E qui sta l’inghippo su cui si è giocata la questione: perché il vessillo è uguale a quello dell’Unione Europea. Un’entità che i ticinesi hanno sempre dimostrato di non amare.

 

E veniamo al dibattito, aperto da Jacques Ducry, che ha parlato a nome della maggioranza del Parlamento. Il deputato indipendente, provocatorio come sempre, ha fatto un lungo excursus storico: “Il Ticino - ha detto Ducry - è stato creato da un console corso di nome Bonaparte. È stato creato dall’Europa. E d’altra parte la nostra bandiera ticinese ha i colori della bandiera parigina. Rendiamo grazie laicamente a chi ha deciso di crearci. Siamo eredi di una determinata realtà”.

 

Attraverso questo dibattito, e il voto sulla mozione, “dobbiamo discutere sulla nostra appartenenza a un Continente. Sulle macerie della seconda guerra mondiale è nato il Consiglio d’Europa, il cui punto di riferimento sono i diritti umani e, istituzionalmente, la Corte europea dei diritti dell’uomo”.

 

“La bandiera a 12 stelle - ha concluso Ducry - è quella del Consiglio d’Europa ed è stata adottata dall’UE solo una decina di anni dopo. E in Svizzera e in Ticino la si espone solo il 5 maggio, proprio per festeggiare la ricorrenza del Consiglio. L’Unione Europea non c’entra nulla in questo dibattito”.

 

A difendere le ragioni della minoranza, invece, il deputato UDC Tiziano Galeazzi: “Questo vessillo è stato scippato al Consiglio d’Europa. La Svizzera e il Ticino non hanno colpa se a Bruxelles non hanno avuto il buon senso di differenziare le bandiere. Che sono un brand identitario. Perfino i terroristi dell’Isis hanno una loro bandiera….”.

 

“La mozione - ha aggiunto Galeazzi - non è contro il Consiglio d’Europa, i cui valori sono da noi condivisi, bensì un rigetto ad esporre una bandiera che serve due padroni: un’arlecchinata. In gioco non c’è solo una bandiera ma un messaggio politico che va oltre l’orizzonte. Oggi vogliamo quindi chiamare all’adunata tutti i ribelli, i patrioti”.

 

Per il PLR, Marcello Censi, è stato telegrafico: “L’esposizione della bandiera europea il 5 maggio non lede in alcun modo la volontà dei ticinesi espressa nelle votazioni in materia di rapporti con l'UE”.

 

Più articolato e appassionato il discorso del pipidino Fabio Bacchetta-Cattori: “Stiamo parlando di un giorno all’anno, il giorno della fondazione del Consiglio d’Europa. La Svizzera e il Ticino fanno parte dell’Europa, non dell’Unione Europea. Dobbiamo essere fieri del vessillo del Consiglio d’Europa. Smettiamola di scherzare con l’Europa, smettiamola di scherzare con l’Italia. Qui c’è gente che è morta per garantire una pace che viviamo anche noi. Smettiamola di scherzare anche dal punto di vista economico, con questo estremismo nazionalista: ci sono ditte europee e americane che stanno rivalutando il loro insediamento in Ticino. Nel nostro Cantone si sta creando un’instabilità che non era nota. Rischiamo di pagarla cara”.

 

E per la Destra ha parlato Paolo Pamini: “Da liberale non posso che sostenere il Consiglio d’Europa e i diritti fondamentali che rappresenta. Se la bandiera rappresentasse solo questo consesso io la esporrei tutto l’anno. Ma purtroppo rappresenta anche lo statalismo dell’Unione Europea”. Ma Pamini ha scandalizzato l’aula del Gran Consiglio quando, ripercorrendo la nascita dell’Unione dopo la fine della seconda guerra mondiale, ha affermato: “Dopo il 1950 gli Stati hanno sostituito il sacrificio del sangue, con il sacrificio fiscale. Non so quale forma di schiavitù sia peggiore: mandare un figlio a morire al fronte oppure nei decenni lasciare per strada quanto prodotto dal libero mercato”.

 

Secca la replica di Matteo Pronzini: “Parole da sfasati mentali”.

 

Infine due interventi a sorpresa. Massimiliano Ay si è schierato a favore della mozione Bignasca: “Non è vero che quella bandiera è una bandiera di pace e di diritti umani. Penso alla guerra nei Balcani, ai flussi migratori propiziati dagli interventi dell’UE in Medioriente, a quanto accaduto in Grecia, ai neonazisti ucraini che la sventolavano dopo il colpo di stato. E lo dico da internazionalista. Quella bandiera è un affronto alla democrazia partecipativa e alle lotte operaie e studentesche”.

 

Contro la proposta, invece, Cleto Ferrari: “Noi non abbiamo lo spessore per giudicare la storia e i suoi simboli. Magari un po’ più di umiltà ci manderebbe molto più lontano in questo Cantone”.

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