Una coppia di ticinesi, sanzionata per aver posteggiato l’auto vicino a Porta Torre, ha scritto una lettera di protesta al sindaco di Como e al comando della Polizia locale, e...
COMO - Una coppia di ticinesi, sanzionata per aver posteggiato l’auto vicino a Porta Torre, ha scritto una lettera di protesta al sindaco di Como e al comando della Polizia locale. Una lettera pubblicata dal quotidiano La Provincia di Como nella quale i due affermano di voler promuovere tra i ticinesi una campagna di boicottaggio nei confronti della città lariana.
La lettera della coppia
La multa risale al 5 gennaio. “Avendo usato l'utilitaria con un porta bagagli sul tetto - si legge nella lettera - e non potendo quindi entrare in alcun posteggio sotterraneo, e dopo avere percorso più volte le strade con possibili posteggi esterni abbiamo optato per posteggiare nell'ultimo spiazzo esterno disponibile, unico "buco" di una fila di moltissime auto con targhe italiane parcheggiate in modo ordinato in piazza Vittoria. Essendo Como molto frequentata in questo periodo festivo, con un marcato bisogno di posteggi, abbiamo dedotto che fosse eccezionalmente possibile posteggiare in quella zona... Eravamo proprio stufi di inquinare... Con sorpresa abbiamo trovato la multa (87,50 euro). La bella serata è stata in fretta rovinata. Dopo aver cenato, festeggiato e acquistato merce ai mercatini, ecco che Como ci ringrazia... Tutte le auto sono state multate? Oppure solo la nostra con targa svizzera? E dove sta la tolleranza per eventi e situazioni speciali? Triste davvero, siamo senza parole”.
La risposta della Polizia comasca
Pronta la replica della Polizia: “Nel periodo in cui avete visitato la città di Como il traffico veicolare e pedonale ha avuto picchi elevati di intensità e alcune aree in cui vige il divieto di sosta sono state invase da veicoli. Questa situazione potrebbe avervi indotto nell'errore di pensare che lungo tali aree la sosta fosse consentita. Purtroppo non era così, per cui l'intervento di questo Comando è stato un obbligo e la sanzione risulta quindi legittima in quanto la segnaletica posta in essere qualifica la zona come "Zona a traffico limitato". Possiamo assicurare che, purtroppo, sono stati centinaia i veicoli sanzionati, sia con targa italiana che con targa estera”.
La replica dei due ticinesi
Ma i due ticinesi hanno rilanciato: “La risposta non è per nulla soddisfacente e pure contraddittoria. Se centinaia di persone sono state multate significa che i posteggi non erano sufficienti. Allora dovreste limitare gli accessi... Evidentemente il problema è di fondo. Se non potete accogliere i visitatori impeditene l'accesso. Troppo comodo avere turisti che lasciano soldi all'industria alberghiera, e non solo, per poi multarli. Questa situazione è intollerante, allora ci organizzeremo per evitare Como. Non pensiamo sia un nostro problema personale, quindi cercheremo le vie adeguate per far conoscere alla popolazione almeno ticinese la problematica”.
La stilettata della Provincia di Como
E il quotidiano lariano li ha “pettinati”: "Stupisce la contestazione della specularità di accuse che in genere sono gli italiani a muovere nei confronti del loro vicini – ha scritto il giornale -. Cioè, udite udite: questi adombrano il sospetto che la Polizia locale abbia sanzionato soltanto loro in quanto ticinesi e risparmiato gli altri con targhe italiane".
E ancora: "Impossibile non ricordare il caso della project manager italiana residente a Lugano licenziata per un post su Instagram con cui lamentava di essere stata licenziata in quanto italiana. L'unica differenza è che, da questa parte del confine, di ticinesi da licenziare per vendetta non ne abbiamo. Tuttavia potremmo ipotizzare un auto-licenziamento di massa dei nostri connazionali impiegati di là: il Ticino chiuderebbe bottega, ma sarebbe una crudeltà sproporzionata all'offesa. In fondo il nostro è un paese democratico in cui muovere una critica (civile) alla Polizia locale non è ancora un reato".
E Lorenzo Quadri…
“Sempre più patetici. I frontalieri sono stati giustamente licenziati dai rispettivi datori di lavoro perché avevano insultato la Svizzera e gli svizzeri, con epiteti quali “paese di merda, svizzeri di merda, bastardi” eccetera – ha scritto su Facebbok il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri -, causando in questo modo un danno d’immagine al datore di lavoro che campa grazie agli “svizzeri di merda e bastardi”. Si è trattato quindi di un provvedimento di diritto privato, tra azienda (magari nemmeno elvetica) e lavoratore. Non di un intervento statale.
Certamente, sarebbe bello se si potesse ritirare d’ufficio il permesso G a quei frontalieri che insultano la Svizzera e gli svizzeri sputando così nel piatto dove mangiano. Di modo che questa gente non possa più lavorare nel paese che tanto detesta. Ci stiamo lavorando.
Infine, se 30mila frontalieri su 65mila decidessero di licenziarsi, specie nel terziario, in Ticino stappiamo lo champagne.
Forse questi “commentatori” non hanno ancora capito che senza il Ticino almeno 300mila loro compaesani (65’500 frontalieri ufficiali - quindi senza considerare il “nero” ed i titolari di permessi B farlocchi - e svariate migliaia di padroncini, con le rispettive famiglie) non avrebbero la pagnotta sul tavolo. Ricordarsene prima di scrivere certe solenni minchiate nell’illusione di fare audience”.