L’imprenditore: “Il progetto “menotrenta” rappresenta il mio personale contributo per tentare di smuovere le coscienze di tutta la società civile poiché ognuno di noi può, a proprio modo, partecipare attivamente al cambiamento”
LUGANO – “Meno Trenta” non parla di gelide regioni siberiane. Parla di Lugano. E il titolo del libro indica in modo provocatorio il gap, il ritardo, della capitale economica ticinese rispetto ad altre città svizzere. Insomma, siamo indietro di tre decenni, e dobbiamo recuperare.
Firmato dall’imprenditore Stefano Artioli, patron del gruppo Artisa, “Meno Trenta” è, come dice il sottotitolo, una “riflessione”. Obiettivo, scrive lo stesso Artioli nell’introduzione, “smuovere attraverso immagini scomode la coscienza della società tutta, innescare un dibatto, incitare all’azione”.
E ancora: “È un invito comune per risvegliare Lugano da un torpore trentennale, un appello rivolto soprattutto a imprenditori, liberi professionisti e forze economiche del territorio che, uniti, potrebbero trainare la rinascita economica dell’intero Cantone. Un racconto in tre libri fatto di fotografie e brevissimi scritti per offrire una radiografia veritiera di una realtà piena di contraddizioni e criticità ma con molte potenzialità e tanta voglia di riscatto”.
Ma come, tre libri? Non era uno solo? No, “Meno Trenta” si articola in una trilogia che, partendo dalla rappresentazione della Lugano odierna (“Riflessione”, appunto), intende suggerire un percorso di rinnovamento attraverso il confronto con le città elvetiche più progredite. Il secondo libro avrà come sottotitolo “Analisi”, il terzo “Azione”, con l’intento di “approdare ad un’idea di sviluppo urbano, ad un’immagine della Lugano futura tramite rendering e ricostruzioni ideali”.
Artioli ha presentato il suo libro - stampato in 5'000 copie, inviate a persone luganesi e ticinesi “positive” - questa mattina nella sala del Consiglio comunale di Lugano. A sua moglie Giancarla, il compito di fargli raccontare il senso della pubblicazione. Con loro, l’avvocato Stefano Bolla, che ha firmato una bombastica prefazione, e il fotografo Gianluca Zaghi, autore degli scatti in bianco e nero che corredano il libro.
“L’intento di Meno Trenta non è creare divisioni ma unire – ha spiegato Artioli -, remare nella stessa direzione. Il colpo di reni deve venire dalla società civile più che dalla politica. E dobbiamo lavorare sulla positività. Dobbiamo crederci e lottare per convincere gli altri a crederci. Questo libro è solo un punto di partenza, e volutamente è fatto di testi brevi e di molte fotografie significative, così da consentire una lettura agile e veloce. Abbiamo inoltre creato un sito, dove il libro sarà consultabile, e un blog destinato a chi vuole contribuire al dibattito”.
Non un atto d’accusa alla politica, anche se l’analisi è decisamente critica, ma un contributo alla riflessione per riportare Lugano sui binari del futuro, ha ripetuto Artioli. Sia come sia, oggi la politica ha spiccato per la sua assenza: diverse personalità erano state invitate all’incontro odierno, compresi i municipali di Lugano, che erano in seduta nello stesso palazzo nel quale si è svolta la conferenza stampa. Va beh… L’importante è che le riflessioni dell’imprenditore, puntuali e in gran parte condivisibili, non cadano nel vuoto.
“Il progetto “menotrenta” – citiamo ancora dall’introduzione di Artioli - rappresenta il mio personale contributo per tentare di smuovere le coscienze di tutta la società civile poiché ognuno di noi può, a proprio modo, partecipare attivamente al cambiamento. Un appello particolare è rivolto agli imprenditori, ai professionisti e a tutte quelle forze economiche del territorio che mi auguro possano diventare il motore della crescita del nostro amato Cantone”.
L’avvocato Bolla ha spiegato di aver accettato l’invito di Artioli a firmare la prefazione al libro dopo averlo incontrato un paio di mesi fa. “Ho accettato – ha detto – perché c’è in lui un’imprenditorialità molto viva e un forte amore per il paese in cui vive e lavora. Ho accettato perché ho capito che voleva mandare un messaggio costruttivo all’intera società”.
MENO TRENTA, ECCO ALCUNI PASSAGGI SALIENTI
“Lugano è una bella città che sta invecchiando precocemente. Si accontenta delle quattro iniezioni di botox che ogni nuova legislatura le inietta sottopelle all’inizio del mandato. Lugano si è afflosciata, e gli abiti di stoffa pregiata che un tempo ne esaltavano il profilo adesso le cadono male, sono ormai lisi e fuori moda. Non piacciono più. Rasenta il patetico quel suo ostinarsi a incolpare della propria decadenza ciò che denomina “sorte avversa”, anziché chiamarlo ozio (…). Lugano oggi è l’eterna indecisa: combattuta tra il passato e il futuro, finisce per non vivere nemmeno il presente. È assordata da mille voci, tanti consigli ma nessuna soluzione. È una perla d’acqua dolce, raccolta e toccata da troppe mani che purtroppo di bellezza capiscono ben poco.
È una città oltraggiata da luoghi comuni, dalle serrande chiuse del centro, dalle rive del lago deturpato da lamiere e pontili arrugginiti.
E ancora dalla mancata manutenzione degli edifici, dall’abbandono di intere aree e ville storiche il cui passato fulgore a malapena affiora tra muri scrostati e mozziconi di sigaretta tutt’intorno.
È vilipesa da una rete viaria obsoleta, dall’assenza di verde che ha allontanato i cittadini dal centro. Lugano è ingabbiata da una burocrazia cavillosa, da corsi e ricorsi, da liti intestine. Il progetto “meno trenta” nasce dall’affetto che mi lega a questa città e dal bisogno che avverto di fare qualcosa per ovviare a questa situazione”.
“A oltre cinquant’anni dal boom economico e finanziario che ne fece una delle piazze più ambite e ospitali per risparmiatori, speculatori, operatori finanziari, Lugano si ritrova in ginocchio di fronte alla propria condizione di stallo, torpore e apatia determinata dai noti problemi legati alla revoca del segreto bancario. È come se non riuscisse a trovare il giusto sprone d’orgoglio per sollevarsi nel panorama nazionale e internazionale.
Una fierezza che contribuirebbe a dissolvere le tante situazioni di degrado cittadino a cui ci siamo purtroppo abituati e che il sentimento popolare pare accettare ormai con rassegnazione. In altre parole, nessuno reclama più per questa città il sacrosanto diritto di ritrovare la bellezza perduta”.
Il degrado privato
“Anche molti stabili di proprietà privata mostrano apertamente il graduale e inarrestabile passaggio di Lugano dal “passato glorioso” all’odierna situazione di degrado (…).
Ora, poco male se per noncuranza o negligenza un proprietario lascia cadere in parziale o totale degrado un immobile situato in una valle oscura e sperduta del Cantone; ma se, come nei casi esposti sopra, si tratta di edifici situati nel cuore pulsante di un’importante città il discorso è tutt’altro. Si tratta di una vergogna e un affronto all’ordine e al decoro per tutta la comunità. In casi come questi le autorità pubbliche sarebbero tenute a sollecitare i proprietari al rispetto di elementari norme di ordine pubblico e, non meno importante, di ordine igienico”.
La desertificazione del centro
“Che lo sfavillio cittadino e il lusso di un tempo fossero legati a un momento storico favorevole è fuori di dubbio. Ciò che normale non è, tuttavia, è il perdurare di quelle condizioni di difficoltà e indolenza che ci avvolgono da oltre dieci anni. Siamo storditi come pugili il giorno dopo il match (…).
Pensiamo alla nostra città, restituiamola ai cittadini, incoraggiandoli a tornare nel centro storico. Il centro città dovrebbe essere più attrattivo, sotto ogni punto di vista: assenza di traffico privato sostituito da una rete di trasporti pubblici eccellente e veloce; affermazione della mobilità lenta; commerci e negozi con un’identità precisa. Una Lugano accogliente per i propri cittadini e nei confronti del turista”.
Manca il verde
“In città manca il verde”: è una frase che si sente spesso a Lugano. In effetti, a parte il Parco Ciani, ben poche sono le zone dedicate al verde. A suo tempo si erano avanzati progetti per convertire in aree verdi piazza Indipendenza e Rezzonico, ma purtroppo dopo anni che se ne parla la situazione è immutata (…). Basterebbe riqualificare queste piazze ripensandole come isole verdi con una vegetazione lussureggiante per creare zone ombreggiate, con panchine, fontane e parchi giochi”.
“Da diversi mesi è in atto la pedonalizzazione del centro città, ma non si tratta che del primo tassello di un mosaico ancora ben lontano dall’essere completato. La città ha perso d’attrattività sotto ogni aspetto e lentamente si è avviata verso una decadenza che sembra non sconvolgere più nessuno. Si è continuato a posticipare la realizzazione di opere che avrebbero dovuto abbellire il centro e si continua a discutere su che cosa andrebbe fatto e come (…).
La città è ferma mentre il mondo avanza verso il 5G. Manca il coraggio di osare e di prendere seriamente in mano la situazione. Ci disperdiamo in montagne di parole senza dare risposte concrete al cittadino. Ora però, all’alba del 2020, è tempo di agire”.
Il debito pubblico
“La città ha un debito pubblico di circa un miliardo di franchi (…). Va da sé che in situazioni economiche difficili forse si tratta di essere un po’ più creativi anche a livello finanziario. La città è proprietaria di oltre quattrocento immobili e terreni che, in momenti come questo, dovrebbero essere sfruttati per generare introiti e reddito. Per questo urge provvedere al più presto a un’analisi di tutto il patrimonio immobiliare”.
Il Lungolago
“Il lungolago deve essere una piazza unica affacciata sul lago. Abbiamo un clima e un paesaggio che il mondo ci invidia: è giunto il momento di sfruttare meglio questo patrimonio che la natura ci ha regalato. Il lago deve tornare a essere un’attrazione. Si prenda esempio dal buon risultato ottenuto con la riqualifica della foce. L’accesso al lago è stato riqualificato e il risultato è stato apprezzato da tutti, turisti e residenti”.
La viabilità
“Sono trascorsi sette anni dall’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate e dalla conseguente introduzione del famigerato piano viario ma nulla è cambiato (…). Il risultato è sotto gli occhi di tutti: automobilisti frustrati, ciclisti impauriti, cittadini e turisti spaesati all’interno di quell’incomprensibile labirinto che pare a volte la città”.