La Federazione dei cacciatoti ticinesi replica alle dichiarazioni del direttore del DT: "Arriva addirittura a screditare il lavoro dei funzionari del suo stesso Dipartimento"
BELLINZONA – “I vertici della Federazione dei cacciatori ritengono di avere un diritto giustiziabile in tribunale ad abbattere per divertimento una specie che si trova in difficoltà. Lo considero un brutto segnale...”. Così si è espresso lo scorso 6 settembre il consigliere di Stato Claudio Zali, direttore del DT, in un’intervista a La Regione in merito al ricorso della FCTI contro la decisione governativa di introdurre una moratoria a tutela della pernice bianca.
“Sono – ha affermato Zali al quotidiano – sempre andato incontro ai cacciatori da quando sono in carica. Per una volta che chiedo qualcosa a tutela dell’ambiente scatta il ricorso. Mi viene da dire che la collaborazione va bene fin quando è a senso unico...”.
Dopo l’intervista rilasciata a La Regione, Regazzi e la sua Federazione ci tengono a mettere i puntini sulle i e replicano al consigliere di Stato. “Il direttore del DT – si legge in un comunicato – non si limita a criticare la decisione della Federazione dei cacciatori ticinesi di ricorrere contro la chiusura della caccia alla pernice bianca, ma tratta i cacciatoti ticinesi alla stregua di gentaglia irrispettosa ed infantile”.
“Usando un’espressione ben nota ad un appassionato di rally quale è l’On. Zali, stavolta è veramente “andato lungo”. La decisione di ricorrere contro il regolamento 2019 relativamente alla pernice bianca (preavvisata all’unanimità dalla conferenza dei Presidenti!) è dettata dall’inesistenza di motivi d’urgenza tali da legittimare l’adozione del provvedimento senza alcuna preventiva consultazione né dei cacciatori, né delle associazioni protezioniste e nemmeno dell’Ufficio caccia e pesca (UCP), tutti membri della commissione consultiva sulla caccia. E questo malgrado la ribadita disponibilità del mondo venatorio ad avviare un dialogo per giungere a soluzioni condivise; posizione espressa in lettere e comunicazioni rimaste ad oggi senza risposta”.
E ancora: “Un simile comportamento è inaccettabile per un’associazione che per legge deve essere sentita nell’ambito della definizione del regime venatorio (art. 37 LCC). Il ricorso censura queste gravi ed irrispettose mancanze ribadendo comunque la disponibilità dei cacciatori al confronto anche su temi delicati a patto di poterlo fare nel contesto delle procedure previste, con trasparenza, senza sotterfugi e soprattutto su basi scientifiche condivise”.
Secondo la FCTI, “pur di difendere una decisione le cui reali finalità restano ancora sconosciute, il Direttore del DT arriva addirittura a screditare il lavoro dei funzionari del suo stesso Dipartimento. Zali ritiene di “non essere uno scienziato” affermando nel contempo che “la politica venatoria la fa il capo del dipartimento e non l’Ufficio Caccia e Pesca”. Esternazioni gravi, che suonano come un abuso di poter ritenuto che egli dimentica che le leggi che invoca prevedono il contrario, segnatamente che la gestione venatoria deve fondarsi su basi scientifiche e che tali valutazioni devono essere effettuate dai biologi in forza all’UCP; specialisti che solo pochi mesi orsono nel rapporto annuale dell’UCP sugli indirizzi per la stagione venatoria 2019 evidenziavano per la pernice bianca “una stabilità degli effettivi su lungo termine” proponendo il mantenimento del sistema di caccia vigente”.
“Dover sostenere una decisione adottata – continua la nota – in aperto contrasto con quanto proposto dall’UCP ha portato l’On. Zali a consapevolmente utilizzare dati inesatti (per usare un eufemismo) sullo stato delle popolazioni di pernice bianca. Benché iscritta nella lista rossa, la pernice bianca è inserita nelle specie “potenzialmente minacciate”. Il che significa che la caccia è permessa se “monitorata”, come è il caso in Ticino dove le modalità di prelievo venatorio trovano il consenso anche dell’Ufficio Federale dell’Ambiente che nel suo ultimo rapporto precisa come “la caccia tradizionale e ben pianificata, come praticata finora, non dovrebbe avere ripercussioni negative sulle popolazioni di pernice bianca”. Dal Direttore del DT sarebbe lecito attendersi maggior rispetto e correttezza, ma soprattutto coerenza e coraggio politico”.
La Federazione cacciatori ticinesi conclude la presa di posizione rifilando un’altra stoccata a Zali. “Mai nessun cacciatore – si legge – ha gettato un capo di selvaggina o vi ha sparato per puro divertimento. E mai lo farà perché il rispetto per la natura è la base della nostra passione”.