"L'allenatore mi disse: 'se non me la dai è inutile, non giocherai mai'. Adesso ho ripreso, ma nel mondo ci sono tante Michele che non vanno lasciate sole"
ITALIA – Quando la passione diventa il tuo più grande incubo. Si può riassumere così la storia di Michela, amante fin dalla tenera età della pallavolo. La ragazza – ora 23enne – ha deciso di raccontare la sua storia a La Stampa con la speranza che “possa far riflettere tutte le ragazzine”.
Michela non solo praticava pallavolo in una squadra del Nord Italia, ma era anche portata per quello sport. Su di lei erano riposte tante aspettative, ma nonostante la giovane età la ragazza sembrava rispondere al meglio alle pressioni. Almeno fino al cambio allenatore.
Con un nuovo coach, Michela si perde. Non gioca più, ma non riesce a comprenderne il motivo. Fino a quando decide di affrontare l’allenatore a quattr’occhi.
“Avevo 15 anni – racconta –, mi accorsi che qualcosa non andava. Il nuovo allenatore mi sgridava in continuazione, anche senza motivo. Mi denigrava davanti alle compagne e mi metteva sempre in panchina. Allora decisi di andare a parlargli e rimasi sconvolta da quello che mi disse...”.
La risposta è scioccante: “Non hai capito perché non giochi? Se non me la dai è inutile, non giocherai mai”. Michela fugge piena di vergogna di fronte alla frase choc dell’allenatore 40enne sposato e con figli.
Spaventata dalle possibili conseguenze, la ragazza decise di non sporgere denuncia e di non aprire bocca con nessuno. “Ho continuato ad allenarmi come sempre, ma la mi passione era diventato un grande incubo. Lui continuava a perseguitarmi con le stesse frasi. Un giorno decisi che era troppo e ho smesso di allenarmi. Era l’unica cosa che potevo fare. Certo, avrei potuto denunciarlo: ma io avevo 15 anni ed era la mia parola contro la sua. Ora agirei diversamente”.
“Oggi – racconta al quotidiano – frequento l’università e ho ricominciato a giocare a pallavolo mettendomi tutto alle spalle. Ma le ‘Michele’ sono tante nel mondo e non vanno lasciate da sole”.