"Sono i soliti noti: fanno musica trap, fingono di essere famosi su Instagram, si credono dei fighi", dicono a proprosito di chi ha causato i disordini, convinti che girino armati. "Abbiamo tutti tradito la fiducia delle autorità uscendo quella sera"
LUGANO - Non solo la maxirissa che ha fatto accorrere la Polizia, bensì due. Due giovani, che erano alla Foce sabato sera, hanno raccontato a La Regione la serata da incubo vissuta, affermando di vergognarsi per i coetanei.
Entrambi non sono stati coinvolti nei disordini, coi loro amici (si trovavano in due gruppi separati) quando hanno capito che piega stava prendendo la situazione si sono allontanati, il primo gruppo verso il Ciani, il secondo ha scelto di rimanere un po' isolato.
La prima rissa, racconta uno dei due, è scoppiata probabilmente tra ragazzi minorenni, uno dei quali è finito a terra, apparentemente incosciente. C'era sangue in giro. Ma in quel momento erano presenti solo agenti di sicurezza privata. La seconda rissa ha coinvolto una ventina di persone, con pugni che volavano. Allora è arrivata la Polizia, che per disperdere la folla ha usato dello spray al peperoncino.
Poi è partito il lancio di bottiglie contro i poliziotti. "La gente si è accanita contro i poliziotti senza un motivo. E per fortuna che non è morto nessuno. Ero lì e anche se non ho fatto nulla a questo punto mi sento colpevole anche io", dice uno dei due. "È stato brutto vedere così pochi poliziotti mandati in mezzo a tanta gente e soprattutto vederli aggrediti da dei quindicenni, senza la possibilità di difendersi", ha rincarato la dose l'altro. Le bottiglie volano sopra le loro teste, parlano di scena orribile.
Sono convinti che i giovani coinvolti siano noti. "Fanno musica trap, fingono di essere famosi su Instagram, si credono dei fighi", spiega uno, l'altro aggiunge che vengono anche da fuori Lugano, molti sono minorenni e portano con loro anche coltelli. Temono che dopo quanto successo sabato la scena si possa ripete perché ora chi ha scatenato la rissa si sente forte.
Ammettono di essere stati irresponsabili e uscire, uno dei due senza mascherina. Ma avvertivano il bisogno di riunirsi e di stare insieme fra coetanei. "Quelli che sono andati a ballare, quindi anche noi, avrebbero potuto restare a casa e quelli che hanno lanciato le bottiglie sono dei deficienti, e in generale tutti abbiamo tradito la fiducia dataci dalle autorità, ma tanta gente penso che non capisca questa cosa", riassume uno.