Sabato i tre arrestati verranno interrogati. Intanto il perito è al lavoro per stabilire le cause del disastro
VERBANIA – Nel pomeriggio di ieri, giovedì, gli inquirenti hanno sequestrato nuovi documenti nella sede delle Ferrovie del Mottarone, la società che ha in gestione la funivia di Stresa.
E sempre ieri, Giorgio Chiandussi, docente del Politecnico di Torino, il perito incaricato dalla procura di Verbania è andato sul luogo della tragedia e ha esaminato la cabina schiantatasi domenica scorsa.
Mentre domani mattina, sabato, nel carcere di Pallanza ci sarà l’interrogatorio di garanzia e l’udienza di convalida delle tre persone che all’alba di mercoledì sono state arrestate: Luigi Nerini, amministratore della società Ferrovie del Mottarone, Gabriele Tadini, capo operativo dell’impianto e coordinatore del personale, e l’ingegner Enrico Perocchio, direttore d’esercizio.
“Sono affranto. Il mio primo pensiero ora è risarcire le vittime”, ha detto Nerini, affidando queste parole al suo legale, Pasquale Pantano. L’avvocato ha anche annunciato che su mandato del suo cliente ha già contattato uno studio specializzato per i risarcimenti. “Si è chiarito perché il sistema frenante non abbia funzionato, ma non il problema a monte di tutto, cioè lo spezzamento della fune”, ha spiegato il legale.
Ma le accuse per i tre arrestati sono pesanti. Il decreto di fermo della magistratura parla di “deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell'impianto per ragioni di economiche e in assoluto spregio delle regole di sicurezza, finalizzate alla tutela dell'incolumità e della vita dei soggetti trasportati”.
Nel decreto la Procura ripercorre gli elementi principali ricostruiti finora: “Tadini ha ammesso di avere deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni, disattivando il sistema frenante di emergenza”. E di questo atto “erano stati ripetutamente informati Perocchio e Nerini, che avvallavano tale scelta e non si attivavano per consentire i necessari interventi di manutenzione che avrebbero richiesto il fermo dell'impianto, con ripercussioni di carattere economico”.
Intanto, la Leitner, la società di Bolzano specializzata negli impianti a fune che si occupava della revisione della funivia del Mottarone, ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo per la tragedia: “La manomissione degli impianti di sicurezza è un atto gravissimo – ha detto il presidente, Anton Seeber -. L'utilizzo dei cosiddetti forchettoni è espressamente vietato con persone a bordo. Per tutelare l'immagine dell'azienda, dei suoi collaboratori e di tutto il settore abbiamo deciso che ci costituiremo parte civile. Eventuali risarcimenti verranno devoluti alle famiglie delle vittime”.