Dopo le bordate di Franco Ambrosetti, il Municipale PPD di Lugano fissa le tappe del percorso che dovrebbero sbrogliare una volta e per tutte la matassa
LUGANO - “Entro la fine della legislatura vorrei che si arrivasse a una decisione definitiva sul Piano viario per il centro di Lugano. Questo è il mio obbiettivo”. Angelo Jelmini fissa i tempi e definisce le tappe del percorso che dovrebbe sbrogliare una volta e per tutte l’intricata matassa del PVP.
Il Municipale PPD, responsabile del dicastero della mobilità, interviene sollecitato da Liberatv dopo le bordate che Franco Ambrosetti ha lanciato questa mattina contro il Municipio. Jelmini non entra nel merito dell’invettiva dell’imprenditore - “esprime il sentimento di una parte della popolazione, altre voci autorevoli invece la pensano diversamente”, si limita a commentare - ma fissa il calendario con cui l’Esecutivo di Lugano punta a risolvere una vicenda che divide come non mai e che si trascina da anni.
Prima però è doverosa una premessa per fissare lo stato dell’arte: “Il Consiglio Comunale senza voti contrari - spiega Jelmini - ha incaricato il Municipio di rivedere il piano regolatore per il centro cittadino. IL che significa fare anche una riflessione sul lungolago. Questo è il punto fermo e condiviso dal quale partire. Da qui in avanti, però, sappiamo che ci sono posizioni divergenti, per non dire antitetiche. C’è chi sostiene lo status quo, chi vorrebbe tornare a una situazione pre PVP e chi invece punterebbe su una pedonalizzazione. La consapevolezza mia e del Municipio è quella che siamo arrivati al dunque: è tempo che la popolazione si esprima su che tipo di mobilità desidera a Lugano per i prossimi anni”.
Bene, come fare? “Siamo praticamente pronti a sottoporre al Consiglio Comunale un credito per effettuare degli studi tecnici in grado di disegnare tre o quattro scenari. Questo per poter ragionare su ipotesi solide e strutturate, con i pro e i contro. Sarebbe bello se il Legislativo lo approvasse entro la fine dell’anno, in modo tale che per il 2019 il Municipio possa valutare le varie ipotesi e formulare una sua proposta”.
E poi? “Poi spetterà al Consiglio Comunale scegliere democraticamente quale strada intraprendere. E se una parte della cittadinanza non sarà soddisfatta, potrà lanciare un referendum. Immagino quindi un percorso simile a quello che abbiamo vissuto con la riqualificazione della Foce, quando i cittadini furono chiamati ad esprimersi sul progetto approvato di misura dal Legislativo”.