L'ex capogruppo del PS ci va giù durissimo contro lo scalo luganese e i suoi vertici
LUGANO - “L’aeroporto di Lugano è un po’ come un negozio privo di clienti che paga per essere scelto e per giustificare la propria esistenza”.
Martino Rossi usa questa metafora per tornare a cannoneggiare contro lo scalo luganese e i suoi vertici. L’economista, ed ex capogruppo del PS in Consiglio Comunale, prende infatti spunto dal fallimento di SkyWork per riaffermare un concetto espresso in più di un’occasione: l’aeroporto è un grande bluff.
“Lo si intuisce dai servizi giornalistici - esordisce Rossi in un articolo pubblicato sul Corriere del Ticino - ma è bene essere espliciti: la trattativa fra LASA (Lugano Airport) e la Città da una parte e la compagnia aerea Skywork «salvatrice dell’aeroporto» dall’altra, è stata un grande bluff. Non c’è altra spiegazione: il direttore di LASA non è uno sprovveduto (ha diretto Darwin Airlines per anni) e Skywork è morta oggi ma non è nata ieri, bensì nel 1983. Skywork era con l’acqua alla gola: lo sapeva anche il Gigi di Viganello. LASA pure: lo scorso anno ha perso 1,2 milioni (1,6 senza il contributo della Città per gli affitti); ne ha persi 8,4 nei suoi 12 anni di vita (12,9 senza quei contributi); il suo capitale proprio, dopo la ricapitalizzazione del 2011, è già ridotto a 1/4 del suo capitale azionario, che è di 4 milioni”.
“Skywork - prosegue l’esponente socialista nella sua analisi -doveva dimostrare agli investitori che l’avrebbero potuta salvare che era una compagnia in crescita: Lugano-Ginevra subito e poi Lugano-Berna-Londra-Parigi. Una compagnia che sapeva trattare: non era lei che dava garanzie a LASA, ma LASA che le dava a lei: sconti e facilitazioni per un importo che non è stato rivelato (evviva la trasparenza!), ma che partiva dal mezzo milione in su (Skywork stimava un disavanzo di 800.000 franchi per la Lugano-Ginevra).
Lugano, da parte sua, doveva dimostrare che il suo aeroporto era tuttora attrattivo per le compagnie aeree e ricco di potenzialità di sviluppo. Doveva lanciare un altro segnale, dopo quello dei 6 milioni per costruire un paio di hangar dalla dubbia utilità e bloccati da ricorsi. Skywork era riluttante a volare da Lugano, ma poteva essere convinta a suon di facilitazioni. L’importante era poter dire che linee da Lugano a Ginevra, Berna, Londra, Parigi sono interessanti perché prese in considerazione da una compagnia «che lavora anche per la Confederazione». Se quel progetto non riusciva, non era perché le linee da Lugano non erano interessanti, ma perché la compagnia falliva per altre ragioni”.
Quindi Rossi formula la metafora che abbiamo riportato in apertura. E aggiunge: “Il «negozio» LASA è sempre più disertato e dovremo pagare sempre di più per fingerne l’importanza per la Città”. Infine uno sguardo sulle prospettive 2018 che, afferma l’economista sul CdT, sono nere: “Nel primo trimestre (soli dati disponibili per ora) partenze e arrivi di linea e charter sono diminuiti del 44% rispetto a un anno prima; i passeggeri, del 45%. Il disavanzo di LASA supererà i 2 milioni La Città dovrà intervenire con 3-4 milioni per ricapitalizzare la società, a meno di chiudere bottega. Amen”.