A stornellare mica male sono anche le parole scritte da Sanvido, quando sedeva nel Consiglio di Fondazione dell’ospedale del cuore
LUGANO - “Carta canta”. Lo ha sottolineato più volte Paolo Sanvido durante la trasmissione “i Conti in tasca”, andata in onda mercoledì su Teleticino. Il presidente dell’EOC, richiamandosi alla proverbiale espressione, ha voluto evidenziare la solidità della linea dell’Ente ospedaliero rispetti alla vicenda Cardiocentro, sia nei carteggi intercorsi con il Consiglio di Stato, che con la Fondazione Cardiocentro, che rispetto all’ormai celebre accordo tra le due parti siglato 25 anni fa.
Ma a cantare non sono solo le carte dell’Ente ospedaliero. A stornellare mica male sono anche le parole scritte da Sanvido, quando sedeva nel Consiglio di Fondazione dell’ospedale del cuore. Si tratta di un documento pubblico, già divulgato nelle scorse settimane dal gruppo di sostegno Grazie Cardiocentro. Un documento forse passato un po’ in sordina, ma che vale la pena rileggere con attenzione alla luce delle strabilianti dichiarazioni televisive del presidente dell’EOC.
Siamo nella primavera del 2014 e l’allora membro del Consiglio della Fondazione Cardiocentro, Sanvido – che ha occupato quella poltrona per ben 10 anni, dal 2004 al 2014 - si occupava di trattare con l’EOC il futuro dell’ospedale del cuore. È in quella veste che formula una proposta da sottoporre al CdA dell’Ente ospedaliero.
Ecco cosa scriveva 4 anni fa Sanvido
La premessa è la stessa di oggi: non essendoci la possibilità giuridica di prolungare la vita dell’attuale Fondazione, occorre una via alternativa per garantire autonomia e indipendenza all’ospedale del cuore. Ed ecco che Sanvido la propone: “Costituire una Nuova Fondazione Cardiocentro Ticino nella quale conferirà il patrimonio dell’attuale Fondazione Cardiocentro Ticino e alla quale l’EOC conferirà un mandato di prestazione per continuare l’attività così come è stata gestita negli ultimi 25 anni, con la stessa autonomia decisionale”.
Una nuova Fondazione con la stessa autonomia decisionale per continuare a gestire l’attività come è stato fatto negli ultimi 25 anni. Ripetere è prezioso perché, come diceva Nanni Moretti, le parole sono importanti. E queste sono scolpite sulla carta.
Ma se ciò che abbiamo letto è già molto significativo, ciò che segue non è da meno. Sanvido, infatti, indicava addirittura la composizione del Consiglio della nuova Fondazione: “A 5 membri”. Due dei quali a favore dell’EOC in qualità di garanti. Dunque - se la matematica non è un’opinione - con una maggioranza secca a favore del Cardiocentro.
A questa impalcatura, l’ex membro del Consiglio di Fondazione del Cardiocentro, aggiungeva anche alcune argomentazioni a sostegno della bontà dell’idea. Sanvido, citiamo dall’ultimo comunicato dell’associazione Grazie Cardiocentro, “era talmente convinto della bontà di tale soluzione che elencava una serie di motivi per i quali sarebbe stata estremamente conveniente anche per l’Ente accettarla. Tra le motivazioni addotte, il vantaggio per l’EOC di non dover iniettare denaro pubblico nel Cardiocentro e di non avere un appesantimento del bilancio, oltre alla maggiore rapidità nell’acquisto dei macchinari da utilizzare in comune. Insomma, una proposta dalla quale non emergeva uno straccio di preoccupazione rispetto alla volontà del fondatore o alla gestione pienamente autonoma del Cardiocentro”.
Insomma un rosario di buone argomentazioni che però oggi Sanvido ribalta, contrasta e smentisce in ogni sua dichiarazione pubblica. Eppure le aveva scritte lui.
Sanvido dal Cardio alla Commissione per la pianificazione ospedaliera, e...
Ma torniamo alla storia. Poco dopo aver formulato questa proposta, Sanvido lascia la Fondazione Cardiocentro: ad attenderlo c’è la Commissione parlamentare chiamata ad elaborare la nuova pianificazione ospedaliera.
La presenza nei due gremi sarebbe un conflitto di interesse insostenibile perfino per lui, che ha sempre avuto un’interpretazione elastica del problema. Ma, come dichiarato in tv alla Domenica del Corriere dal Professor Tiziano Moccetti, Sanvido chiede al Consiglio del Cardiocentro che la sua poltrona venga lasciata vacante. E, infatti, una volta terminati i lavori commissionali, formula la richiesta di rientrare in Fondazione.
… E da lì alla presidenza dell’EOC
Perché voler rientrare nel Consiglio di un istituto che oggi non manca di criticare, sollevando dubbi sulla gestione negli scritti inviati dall’EOC al Consiglio di Stato e all’organo di Vigilanza?
Ma la fortuna gli risparmia l’agognato rientro a casa. Già, perché proprio in quel periodo, si presenta un’occasione migliore: il Consiglio d’Amministrazione dell’EOC. Occasione che Sanvido coglie al volo - chiedendo anche il sostegno del Cardiocentro, Moccetti docet - e diventandone presidente. Il resto della storia, è quella dei giorni nostri.
Alla luce di questi fatti appaiono incredibili le dichiarazioni di Sanvido rese durante la puntata di “I conti in tasca”.
Il presidente dell’Ente, tra le argomentazioni fornite contro l’iniziativa popolare lanciata dagli Amici del Cardiocentro, ha posto ad esempio la volontà del defunto Fondatore, che prevede il passaggio del patrimonio del Cardio sotto l’EOC nel 2020. Un passaggio esplicitamente previsto dal testo dell’iniziativa, ma che Sanvido evidentemente ignora parlando di “rispetto della volontà del defunto”. Volontà e defunto di cui, però, nel 2014 non gli importava nulla, almeno leggendo la sua proposta.
Un altro argomento portato all’attenzione dei telespettatori da Sanvido, riguarda il Consiglio della nuova Fondazione disegnato dall’iniziativa. Secondo il presidente dell’EOC - i due membri previsti per l’Ente - sarebbero “un alibi, una foglia di fico”.
Tesi alquanto bizzarra in quanto nella proposta da lui elaborata, i membri a favore dell’Ente erano sempre 2, ma su 5: dunque in minoranza secca. Mentre invece il testo dell’iniziativa popolare non prevede nessuna maggioranza per i quattro attori che comporranno il nuovo Consiglio a 7: Cardiocentro, EOC, università e personale.
Ancor più esilarante l’accusa che il nuovo modello proposto dall’iniziativa, non permetterebbe il controllo dei soldi pubblici. Rispetto a questo tema, qual è la differenza rispetto al progetto che aveva proposto lui? Come potrebbe non esserci controllo essendo l’Ente integrato all’interno della governance?
Coerenza e lealtà sono proprio merce rara: carta canta.