POLITICA E POTERE
Marina Masoni "striglia" la politica: "La fiscalità in Ticino è ferma al palo. Giù subito l'aliquota dell'imposta sugli utili: obbiettivo minimo il 6%"
Bombastico intervento dell'ex ministra all'assemblea di Ticinomoda: "In Ticino la ricerca di stabilità si traduce in una scelta di puro immobilismo..."

LUGANO - Un discorso che graffia, il suo, come sempre. Perché al di là che la si ami o la si odi, Marina Masoni sa lasciare il segno. La presidente di Ticinomoda è tornata a parlare oggi in occasione dell’assemblea dell’associazione tenutasi al LAC.

Tanti i temi toccati dall’ex Consigliera di Stato, dalla lotta tra dinamismo e stabilità, alle polemiche scoppiate intorno alla Fashion Valley, fino al suo cavallo di battaglia: la fiscalità. E qui il richiamo di Masoni alla politica cantonale è stato molto forte: “Siamo fermi al palo da molti anni”,  ha detto.

Di seguito riproponiamo alcuni stralci del discorso dell’ex ministra PLR, tenuto questo pomeriggio al LAC.

“Tra stabilità e dinamismo”

“L’assenza di stabilità non è in sé necessariamente negativa. È una condizione aperta a sviluppi sia positivi sia negativi. Molto dipende da come noi vogliamo e sappiamo muoverci.  (..:) Da un lato, abbiamo la visione di chi vuole arginare e contenere l’impatto dei cambiamenti e dei movimenti in corso, per recuperare una certa stabilità che metta – per quanto possibile - al riparo dalle incognite e dia maggiore tranquillità e serenità presente; dall’altro lato abbiamo la visione di chi sprona la società ad adattarsi e anzi a cavalcare i cambiamenti e i movimenti, per cogliere le opportunità che ne derivano, per diradare le nubi che si vedono oggi e creare quindi le premesse di una maggiore serenità futura.

Qui va puntualizzato un aspetto: stabilità e dinamismo non sono per principio incompatibili. Al contrario. Un paese politicamente stabile, con governi che hanno una solida maggioranza e che durano, può essere molto dinamico economicamente e socialmente, con grandi benefici per tutti. Il problema nasce quando nel medesimo ambito (in quello economico, ad esempio) sorge una contrapposizione frontale. Se la realtà economica richiede riforme, adattamenti, innovazioni, il muro contro muro fra stabilità e dinamismo può creare serie difficoltà, fino a compromettere addirittura il benessere generale e la tenuta del Paese”.

Le polemiche sulla Fashion Valley

“Oggi la naturale dialettica tra queste visioni diverse diviene facilmente un contrasto da cui non si trova uscita. L’industria della moda tocca ogni giorno con mano questo fenomeno. Le polemiche con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi tempi attorno alla Fashion Valley in Ticino nascono in gran parte qui. La moda è dinamismo per antonomasia. In tutti i sensi.

La domanda è allora questa: vogliamo che il Ticino colga le opportunità di crescita e benessere offerte da un’industria della moda dinamica, anche con i marchi internazionali più prestigiosi e conosciuti, oppure preferiamo rinunciarvi in nome di una illusoria stabilità economica che sarebbe data da non si sa bene quale alternativa?”.

“Le aziende della moda non garantiscono stabilità? Lo sappiamo”

“Questo tipo di aziende non garantisce stabilità, è stata di fatto l’accusa. Certo che no: gli imprenditori della moda operano - come sappiamo – su un piano globale. Non abbiamo alcuna garanzia che chi ha scelto il Ticino come territorio di insediamento, di sviluppo e di crescita, rinunci tutt’a un tratto a quel dinamismo imprenditoriale e a quella mobilità globale che lo hanno portato qui. Il rischio che un giorno opti per altri lidi c’è. Lo sappiamo.

A maggior ragione se accanto ai criteri prettamente aziendali, a quelli economico-imprenditoriali di valutazione dei sistemi-paese entrano in gioco fattori di condizionamento politico. La campagna politica e mediatica lanciata contro la competitività fiscale svizzera in questo ambito è uno di tali fattori. C’è anche una buona dose di incoerenza da parte di chi lamenta queste partenze dal nostro territorio e tuttavia si oppone alle riforme fiscali che darebbero risposte efficaci alle pressioni esterne e permetterebbero di mantenere qui quelle attività, che generano lavoro, utili societari e gettito fiscale a beneficio dell’intera comunità. Manca, in queste parti politiche, ormai diventate sempre più fazioni, la disponibilità a mediare intelligentemente tra aspettative di stabilità ed esigenze di dinamismo”.

“Sulla fiscalità fermi al palo da anni”

“Se vogliamo raggiungere una maggiore stabilità nella presenza dell’industria della moda sul nostro territorio dobbiamo essere pronti, in cambio, a rispondere positivamente alle esigenze di dinamismo che quest’industria fa valere e che oggettivamente ha: non possiamo pretendere di rispondere con l’immobilismo al dinamismo della Fashion Valley, men che meno possiamo immaginare di imporre l’immobilismo a chi ha scelto il nostro Paese”.

“Per quanto è di competenza della politica, e per limitarci a uno dei molti temi: sappiamo quanto importante sia il dinamismo in ambito fiscale, proprio in coerenza con quanto detto fin qui. Va detto e ribadito, perché molti non vogliono sentire questa scomoda verità: il riformismo fiscale è fermo al palo da troppi anni. Il pacchetto fiscale approvato in votazione popolare cantonale qualche tempo fa è stato un piccolo passo, necessario ma non sufficiente. Occorre quanto prima avviare la riduzione dell’aliquota dell’imposta sugli utili delle persone giuridiche: l’obiettivo minimo è il 6%. Non dovessimo raggiungerlo, tutto sarebbe più difficile e complicato. Ne va degli interessi dell’intera nostra comunità, dei servizi e delle prestazioni che lo Stato e la società civile possono offrire sul territorio”.

“La ricerca di stabilità si traduce in puro immobilismo”

“Siamo coscienti che si confrontano visioni diverse su come il Ticino debba posizionarsi economicamente e incentivare i suoi motori economici, ma la ricerca di stabilità si traduce oggi in un atteggiamento stazionario, in una scelta di puro immobilismo, che punta solo a una stabilità economica intesa come immutabilità del presente, come totale prevedibilità del futuro, come rifiuto di tutto ciò che innova, cambia, rimescola le carte; un atteggiamento in opposizione frontale alla visione attiva, propositiva, dinamica, che accoglie la sfida dell’incertezza, del cambiamento e della competizione e per questo vuole adattare gli strumenti di cui un piccolo territorio può servirsi per dare risposte positive”.

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