Le motivazioni del sindaco e del vicesindaco sulla decisione di disdire la convenzione con il Centro sociale
LUGANO - “Dopo quasi 20 anni il Municipio, a maggioranza, ha deciso di separare il suo destino dai quello dell’autogestione all’ex Macello”. Così il sindaco di Lugano, Marco Borradori, alla conferenza stampa in cui è stata annunciata la decisione di disdire la convenzione siglata nel 2002 con il Centro sociale autogestito Il Molino (LEGGI QUI).
“Le motivazioni sono evidenti – ha spiegato il vicesindaco, Michele Bertini -: la comunità in quanto tale per vivere serenamente si dà delle regole. E alla base di questa convivenza, c’è il rispetto di queste regole. Lo Stato deve sanzionare chi non le rispetta. La decisione odierna è un atto dovuto per la credibilità delle istituzioni. Se fossimo andati avanti senza intervenire, come Municipio avremmo dovuto alzare bandiera bianca come istituzione e chiamare il comandante della polizia, Roberto Torrente, per dirgli di non fare più neanche una multa ad alcun cittadino. Non ci si venga a dire che le ultime manifestazioni a Lugano, rappresentino delle forme di espressione di democrazia, di cultura o di aggregazione giovanile. Sono solo degli atti di violenza”.
Borradori ha spiegato che la maggioranza del Municipio che ha optato per la disdetta della convenzione “è sempre la stessa: 4-3. È chiaro che sarebbe stato meglio avere un Municipio compatto. Ma ci assumiamo pienamente la responsabilità della decisione. Abbiamo già visto votazioni storiche passare per una manciata di voti. È la democrazia”.
Bertini ha parlato poi delle alternative all’ex Macello: “Non è per fare gli offesi, ma secondo voi l’autorità dovrebbe trovare una sede alternativa per chi ci dice “ci vediamo in piazza con sassi e bastoni”? E da qui il gatto che si morde la coda. Sono stati fatti approfondimenti per trovare luoghi alternativi. Ma gli stessi vanno valutati in un progetto di dialogo dove c’è rispetto e serietà”.
E a proposito delle minacce formulate dagli autogestiti ha detto: “Se ci aspettiamo delle manifestazioni dopo la decisione odierna? Domanda mal posta. Non possiamo rinunciare al nostro ruolo per paura di ricatti o ritorsioni da parte dei molinari a livello di ordine pubblico”.
Borradori ha aggiunto che “se i molinari dovessero reagire con una piazza violenta, sarebbe un pessimo inizio di un potenziale dialogo. Sappiamo irrigidirci molto anche noi…”.
Il sindaco ha inoltre spiegato che con il Cantone, che pure figura tra i firmatari della convenzione del 2002, ci sono stati contatti informali: “Ho informato il presidente Norman Gobbi, dei passi che abbiamo intrapreso. Credo che il Governo cantonale attenda l’iter del dossier a livello di Gran Consiglio”.
Borradori ha infine replicato al comunicato diramato dal Partito socialista: “È una sciocchezza totale quella che sostiene il PS, vale a dire che la nostra sarebbe un’iniziativa elettoralistica. Non siamo stati noi a fare la manifestazione in stazione… a tutto pensavamo quel lunedì, meno che di dare la disdetta ai molinari. Venti giorni di tempo per lasciare l’ex Macello non sono affatto una provocazione, come sostengono i socialisti. Venti giorni sono più che sufficienti per avviare una nuova fase, se c’è la volontà e la serietà di farlo”.