"Quando Borradori si candidò per il Municipio, i socialisti scrissero che per correttezza si sarebbe dovuto dimettere subito da Bellinzona...", ricorda. E poi: "Almeno l'idea di mandare Bertoli a Berna senza votazione è accantonata"
BERNA - Una figuraccia, definita "di palta": non usa mezzi termini Lorenzo Quadri per definire sul Mattino il caso scoppiato per la (eventuale) successione di Marina Carobbio al Consiglio degli Stati. Come noto se la socialista verrà eletta in Consiglio di Stato il suo posto resterà vacante per una sessione, e il PS ha cercato invano un accordo con gli altri partiti.
Ieri ha tuonato Manuele Bertoli, chiamandosi fuori nonostante avesse dato la disponibilità iniziale a sostituire per una sessione la collega a Berna: lo avrebbe fatto solo con un accordo tra i partiti (leggi qui). E ha definito "vergognosa" la campagna contro Carobbio, sostenendo che in ogni caso le dimissioni ora non avrebbero cambiato nulla.
"Il circo continua! La senatora socialista Marina Carobbio, malgrado la sua elezione nel governo cantonale sia garantita dalla lista blindata che il partito le ha costruito “ad personam”, non ne vuole sapere di mollare la cadrega alla Camera alta", scrive oggi Lorenzo Quadri sul Mattino. "E nei giorni scorsi in Gran Consiglio la partitocrazia ha respinto la proposta dell’UDC, appoggiata dalla Lega, che prevedeva di creare un’incompatibilità tra la carica di Consigliere agli Stati e la candidatura al governicchio. E ti pareva!".
Infatti, Paolo Pamini ha proposto una mozione che chiedeva che per candidarsi al Governo, se si è senatori, si doveva dimostrare di essersi dimessi. Ma il plenum non ha voluto affrontare con urgenza il tema.
Intanto Quadri ripesca un episodio di dieci anni fa: "Quando il compianto Marco Borradori annunciò la propria candidatura al municipio di Lugano, il partito socialista corse a scrivere che Borradori “per correttezza” (sic!) si sarebbe dovuto dimettere subito. E da notare che in quel frangente di problemi di subentranza non se ne ponevano".
"Tuttavia c’è almeno una nota positiva", prosegue. "L’inverecondo inciucio di Palazzo con cui il PS pensava di mandare a Berna, senza votazione popolare, Bertoli (di fatto uno scambio di cadreghe tra Carobbio e Bertoli!) è definitivamente accantonato. Il futuro rimane incerto. Un aspetto è però chiarissimo: qualsiasi cosa accadrà – o seggio ticinese vuoto a Berna da aprile a dicembre, o elezione suppletiva per un’unica sessione con spesa di almeno mezzo milione a carico dei contribuenti – la responsabilità sarà solo e soltanto del PS".