Il segretario cantonale commenta alcune dichiarazioni del Consigliere di Stato: "L'alleanza non serve a salvare il suo seggio, bensì a confermare i due posti dell'area di destra. Non possiamo ambire al sindacato di Lugano, a meno che..."
di Eros Mellini*
Ho letto il Vostro articolo inerente alle elezioni cantonali 2023 del 6 febbraio, a titolo «Zali, duro attacco all'UDC: "Vogliono prendersi tutto"» e, pur senza voler buttare benzina su un fuoco tutto sommato piuttosto contenuto, ritengo che qualche puntualizzazione sia d’uopo (leggi qui).
Innanzitutto, mi sembra che Zali abbia le idee un po’ confuse sullo scopo dell’alleanza Lega-UDC (che gli va tanto stretta). Infatti, questo scopo non è quello di «salvare il seggio di Zali» (o di chiunque in particolare), bensì di confermare i due seggi in Consiglio di Stato di quella che – a torto o a ragione – è considerata l’area di destra.
Il gioco è riuscito quattro anni fa quando, proprio quest’alleanza salvò il secondo seggio che, guarda caso, quella volta era proprio quello di Zali, quello di Norman Gobbi non fu mai in discussione. Se a traballare nel 2019 era quel «cadreghino» che Zali ha evidentemente paura di perdere, ancora di più lo è oggi, con una Lega che nei passati quattro anni non ha certamente aumentato il suo bacino di voti. Quindi, ben venga l’alleanza con l’UDC che, verosimilmente, permetterà di confermare i due seggi. Perché, al contrario di quanto afferma il ministro uscente, se anche fosse Boris Bignasca (o chiunque altro candidato nella lista) a essere eletto, non sarebbe «un leghista eletto con i voti della Lega», bensì «eletto con i voti di Lega e UDC ».
Stabilito lo scopo comune, è chiaro che entrambi gli alleati faranno il possibile per far eleggere il proprio candidato, con però una differenza non da poco rispetto alla passata tornata elettorale: se nel 2019 le chance di un candidato UDC erano praticamente nulle, quest’anno – vai a sapere se per merito di un’UDC in ascesa o presunto demerito del ministro uscente, o magari per ambedue i motivi – qualche possibilità per Piero Marchesi esiste. Non è scontata, bisogna lottare, ma esiste e il nostro candidato sta facendo un’ottima campagna.
È questo, suppongo, che fa agitare l’attuale direttore del Dipartimento del territorio: non essere eletto nonostante l’alleanza. E allora meglio che, se proprio deve morire, Sansone trascini con sé tutti i Filistei, identificati nella fattispecie nei candidati UDC.
L’affermazione di Zali, secondo cui «l’alleanza con l’UDC doveva avere finalità a geometria variabile a seconda delle tornate elettorali. Ora invece sembra che qualcuno voglia prendersi tutto, perché non dimentichiamoci che sul menu c’è anche la poltrona di sindaco di Lugano» dimostra, a mio avviso, un preoccupante stato confusionale o, in alternativa, l’intenzione deliberata di screditare l’UDC attribuendole dei secondi fini, naturalmente perversi e condannabili. Infatti, non mi risulta che questa abbia a Lugano una personalità politica in grado di ambire al seggio di sindaco (a meno di una alquanto improbabile candidatura di Marco Chiesa). A un seggio in Municipio sì, ma al sindacato…
Per concludere, vorrei ricordare al Claudio Zali che a tentare di seminare zizzania fra i due partiti bastano gli avversari politici e certi media, non è il caso che lo facciano anche i nostri membri. E che controlli lo stato delle sue scarpe perché, se vi trova dei sassolini, non ce li abbiamo certamente messi noi.
*Segretario cantonale UDC