Nel 2020 le sanzioni successive a un controllo radar erano state 64'818, nel 2022 176'987, nel 2023 al 31 luglio siamo già a 105'764. Solo un terzo è rivolta a targhe ticinesi, quelle italiane nel 2022 sono state il 24,6%
BELLINZONA - Criteri definiti per posizionare i radar? No, perchè perderebbero parte della loro efficacia. E soprattutto, essi servono a fare prevenzione e non cassetta. Lo ribadisce, ancora una volta, il Consiglio di Stato, rispondendo a una interrogazione del Centro. Interessanti anche i dati in merito alle targhe dei multati che vengono citati.
Sul tema si discute da tempo, con molti partiti, compresa la Lega di Gobbi, convinti che siano usati per avere multe facili. Ma il Governo non arretra di un millimetro e conferma ogni volta la sua posizione.
Peraltro viene sottolineato come post pandemia le contravvenzioni sanzionate siano cresciute (di pari passi con la mobilità): dalle 64'818 multe del 2020 alle 176'987 del 2022. Nell'anno in corso, sino al 31 luglio ne sono state comminate 105'764. Tra di esse, il 52,5% era per auto con targhe svizzere, di cui solo il 31,6% ticinesi. Nel 2022 i multati italiani erano il 24,6% e nel 2021 il 23,6%.
Il Centro chiedeva che venga motivata la posizione di ogni singolo radar, secondo norme precise. Ma per il Consiglio di Stato sarebbe solo un aggravio dal punto di vista amministrativo e non cambierebbe la sostanza. "Dar seguito a quanto proposto dai mozionanti significherebbe inoltre un grande dispendio di lavoro amministrativo che di per sé non porta a nulla. Il cittadino non paga di certo un’eventuale contravvenzione per eccesso di velocità con maggiore benevolenza se gli viene indicato il “motivo” del posizionamento del radar".
Viene ribadito come "i controlli di polizia mirano ad accrescere la probabilità (percepita) di incorrere in una sanzione, riducendo i comportamenti a rischio": prevenzione, dunque, e non cassetta, è il messaggio implicito.