Il Consigliere Federale sul Corriere del Ticino: "Abbiamo la responsabilità individuale e collettiva di schierarci contro l’antisemitismo, il razzismo e la violenza. Oggi più che mai"
di Ignazio Cassis*
In seguito all’uccisione in Israele, lo scorso 7 ottobre, di circa 1.500 persone tra uomini, donne e bambini, perlopiù ebrei, ad opera di terroristi di Hamas, nelle ultime settimane anche la Svizzera è stata colpita da un’ondata di antisemitismo. Ondata che è iniziata prima della risposta militare da parte dell’esercito israeliano per garantire la difesa e la sicurezza di Israele, e che continua ad aumentare.
La retorica antisemita e gli attacchi contro la comunità ebraica hanno conseguenze molto concrete. Molte concittadine e concittadini ebrei hanno paura di uscire di casa, indossare la kippah o portare una collana con la Stella di David. Essi vengono insultati o umiliati da sputi. Sulle mura si leggono graffiti antisemiti. Tutto ciò è intollerabile.
Oggi ricorre l’85. anniversario della Notte dei cristalli. Tra il 9 e il 10 novembre 1938 il regime nazista organizzò una persecuzione (pogrom) in tutta la Germania: furono uccise centinaia di persone di origine ebraica, distrutti negozi, sinagoghe, abitazioni e cimiteri ebraici. Si trattò di una drammatica tappa nella radicalizzazione antisemita che portò all’Olocausto.
I nazionalsocialisti e i loro sostenitori non inventarono l’antisemitismo, ma lo portarono alle sue conseguenze più estreme.
Secondo lo storico Omer Bartov, l’antisemitismo è come una malattia, che può diventare epidemica e persino trasformarsi in endemia. Per evitare un tale decorso è necessario un intervento tempestivo e determinato.
Ci vogliono parole chiare, seguite da fatti concreti. Dobbiamo dimostrarci degni della Svizzera come Stato di diritto e solidali con le nostre concittadine e i nostri concittadini ebrei, impegnandoci a favore di una maggiore coesione del nostro Paese. Il consigliere federale Albert Rösti, nel suo discorso alla sinagoga di Berna il 16 ottobre, e i partiti svizzeri, nella loro dichiarazione congiunta contro l’antisemitismo del 20 ottobre, hanno affermato chiaramente che in Svizzera non c’è posto per l’antisemitismo.
L’espressione «mai più» rimane vuota se non è seguita dai fatti. Confederazione e Cantoni hanno già rafforzato la protezione della comunità e delle istituzioni ebraiche nel nostro Paese. Purtroppo sarà necessario fare ancora di più e rimanere vigili. Coloro che attaccano fisicamente o verbalmente le persone di origine ebraica oppure diffondono l’antisemitismo in rete devono essere assicurati alla giustizia.
Tutti noi dovremmo stare dalla parte dell’umanità, della tolleranza, della pace religiosa e dei più deboli. Oggi il mio Dipartimento (DFAE) organizza a Berna un convegno internazionale sul tema dei memoriali per le vittime del nazionalsocialismo. In risposta a un’iniziativa della società civile e a due mozioni del Parlamento, nella primavera del 2023 il Consiglio federale ha infatti approvato la realizzazione di un monumento commemorativo, che sarà realizzato in collaborazione con la città di Berna. Inoltre a San Gallo, sulla base di un progetto innovativo, si sta valutando con il Governo cantonale la realizzazione di un sito per favorire la consapevolezza e le relazioni transfrontaliere su questo tema.
Il ricordo da solo non è sufficiente a porre fine all’antisemitismo, ma è la condizione per poterlo contrastare ora e in futuro.
Per l’attacco terroristico del 7 ottobre non ci possono essere né scuse né relativizzazioni. E neppure la sofferenza dei palestinesi può essere negletta. Per questo motivo la Svizzera continuerà a impegnarsi fermamente a favore della pace, della solidarietà e dell’aiuto. Tutti gli ostaggi devono essere immediatamente rilasciati.
Gli aiuti umanitari per le numerose vittime nell’intera regione sono aumentati di 90 milioni di franchi. Il diritto internazionale umanitario resta il fondamento delle nostre azioni.
La Notte dei cristalli, l’Olocausto e i massacri del 7 ottobre hanno spezzato sogni e speranze nel nome di un’ideologia disumana che non tollera la pluralità. Questa pluralità, che è il nostro punto di forza, deve essere rispettata e difesa.
Abbiamo la responsabilità individuale e collettiva di schierarci contro l’antisemitismo, il razzismo e la violenza. Oggi più che mai.
*Consigliere Federale - Articolo pubblicato sull'edizione odierna del Corriere del Ticino