La candidata PLR al Nazionale riflette sulla morte dell'ex presidente francese e della sua visita in Ticino nel 1998. "Quelli erano gli anni d'oro dello scalo di Agno. E adesso..."
*Di Natalia Ferrara
Il giorno dopo la morte dell’ex presidente francese Jacques Chirac, mi fa un certo effetto rivederlo su YouTube scendere da un aereo della Crossair, a Agno nel 1998, accompagnato da Flavio Cotti. Ad accoglierlo anche Marina Masoni, allora presidente del Consiglio di Stato e Filippo Lombardi, da sempre amico particolare della Francia e della francofonia.
Presidente della Repubblica francese dal 1995 al 2007, Chirac, “l’ambition d’une vie” come ha scritto ieri “Le Monde”, rappresenta uno dei politici europei che hanno fatto la storia tra gli anni 1970 e 2000 del secolo scorso, con i pregi e difetti di ogni vita politica intensa. Aver detto no alla guerra in Iraq, opponendosi fermamente a USA e Gran Bretagna, resta, ad esempio, memorabile. Il suo saper essere, al tempo stesso, patriota, gollista e europeista deve far riflettere in questa epoca di sovranismo a buon mercato.
Ricordo anche che è stata una sua ministra, Simone Veil, a ottenere (1975) la legalizzazione dell’interruzione della gravidanza in Francia. Mi fermo qui, altri sapranno evocare meglio di me meriti e demeriti di questo gigante politico transalpino. Mi auguro che lo faranno anche molti svizzeri, in particolare ticinesi, riflettendo anche sulla nostra amata Patria e su quell’aeroporto regionale di Agno spesso in questo periodo alla ribalta delle cronache.
Gli anni d’oro dello scalo locale furono proprio quelli della Crossair, che divenne in breve tempo una delle compagnie aeree regionali più importanti al mondo. Crossair iniziò a collegare, nel 1979, Zurigo ad una serie di città europee, quali Parigi e Hannover, per poi divenire operativa a Lugano nel 1980 con una serie di collegamenti nazionali, fra cui Zurigo, Ginevra, Berna e Basilea, ed internazionali quali Venezia, Nizza, Roma, Parigi, Londra, Francoforte, Napoli e Bologna. Mi perdonerà Chirac se appaio questi argomenti, ma oggi, rivedendo quelle immagini degli anni ’90 e pensando alla situazione attuale del nostro aeroporto (e anche al fatto che Crossair è fallita, e via narrando), mi sono chiesta se stiamo andando nella direzione giusta.
In ogni caso, almeno per rendergli omaggio e per ricordare la sua visita alla Svizzera e al Ticino qualcosa possiamo fare. Chi si trovasse a Parigi, dia un’occhiata al Musée du quai Branly, da lui voluto per fare spazio - e rendere onore - all’arte primitiva di Africa, Asia e Oceania. La sua grande passione culturale: un altro segno che chi ama la propria patria conserva orizzonti larghi nel tempo e nello spazio.
*Candidata al Nazionale PLR