Il capogruppo UDC risponde all'ex Consigliere di Stato sulla riforma fiscale: "Il bene comune diventa facilissimamente nella loro retorica bene comunista”
di Sergio Morisoli*
Solita menata di sinistra. I ricchi sono i 40 ladroni mentre lo Stato è San Francesco d’Assisi. Dietro alla parola passe-partout “bene comune” ci scrivono sempre di tutto e di più tutti gli statalisti nascosti in tutti i partiti, non solo purtroppo in quelli di sinistra. Il bene comune diventa facilissimamente nella loro retorica “bene comunista”.
Del resto per loro lo Stato non spreca mai, non favorisce mai gli amici, non distribuisce mai a vanvera, non alimenta mai il consumismo pubblico, non è mai inefficace e inefficiente, non consuma mai i soldi degli altri e non butta mai debiti sui giovani.
Nel loro vangelo richiamano sempre la moralità fiscale, quella del contribuente; non ricordano mai la moralità dell’uso della spesa pubblica, cioè quella dei politici e dalla burocrazia statalista. Il merito, lo sforzo, la prestazione economica sono un peccato; l’accattonaggio, il servilismo e la sudditanza allo Stato sono una virtù. I fatti sono chiari da decenni e ovunque: meno tassi e più incassi!
A loro non piace perché smonta una delle ultime loro credenze fallimentari del secolo scorso. Così va il mondo, per fortuna il privato crea posti di lavoro e ricchezza mentre lo Stato, se la vuole, non può che prendersela con la forza visto che è nulla tenente e non sa produrla.
Poi i ticinesi votino quel che vogliono. Di certo lo Stato che perde decine di milioni con la partenza dei ricchi, non ridurrà mai la spesa di conseguenza; quindi a pagare la mancata entrata con nuove imposte saranno i soliti.
*capogruppo UDC