SECONDO ME
Sergio Morisoli: "I deficit hanno un’origine"
"La ricetta per risanare i conti dello Stato esiste e i nostri atti parlamentari vanno in questa direzione: dare meno soldi allo Stato attraverso sgravi e riduzione di tasse"

di Sergio Morisoli*

Le spese dello Stato non nascono dal nulla, non sono (solo) il capriccio dei funzionari e non sono nemmeno (solo) lo sperpero dei politici. Funzionari e politici spesso ci mettono del loro nel burocratizzare, nello stortare, nel complicare, nel negligere certi compiti, ma nemmeno questo è sufficiente per creare i deficit nell’ordine di un paio di centinaia di milioni di franchi all’anno come i conti del Cantone preannunciano. Se l’amministrazione pubblica fosse una macchina perfettamente efficiente ed efficace nel suo funzionamento aziendale, a pari compiti si potrebbero risparmiare circa 60-80 milioni all’anno (2% della spesa corrente). Sarebbe meglio di niente di fronte ai buchi previsti fino al 2019 e oltre.

Qui sta il punto di sempre: agire sul “come” o sul “cosa” fa lo Stato? Sul “come” a ricorrenze più o meno regolari si torna sempre a brontolare e qualche decina di milioni la si raccoglie. Sul “cosa” invece non si agisce da decenni, salvo gridare a tutto spiano: è l’ora della revisione dei compiti. Non succede mai nulla ed è normale. E’ impossibile che succeda qualcosa se tutti ritengono che il “cosa” cioè quello che lo Stato controllava, produceva e ridistribuiva ieri, è indispensabile ancora oggi e sarà irrinunciabile anche domani. Tale è la diagnosi politica, e questo è il vicolo cieco dal quale da decenni non si riesce ad uscire.

Inutile fare distinzioni tra partiti, tutti, grazie al dipartimentalismo, ci mettono del loro nel perpetuare questa spirale ascendente di costi stando nel vicolo cieco. Non si eliminano compiti obsoleti per assumere quelli nuovi, semplicemente si sommano. La spesa è fuori rotta per via della sua dinamica espansiva. Dov’è l’origine di questa dinamica? A ben vedere ci sono due cause. La prima è quella che la società civile da decenni cede alla politica e quindi allo Stato con la sua burocrazia, sempre più spazi di libertà in campi dove lo Stato proprio potrebbe starsene fuori. Semplicemente, la società civile, accetta, presume e pretende che pagando le imposte lo Stato gli risolva i problemi, scoprendo poi invece che glieli complica a prezzi molto alti. Prima vuole libertà assolute e ovunque per promuovere il proprio individualismo, poi chiede regole e controlli per proteggersi dalle libertà assolute del prossimo; per poi scoprire che costano.

La libertà individuale assoluta ha un alto prezzo: un’entità superiore che la garantisca a tutti e che ne assuma i danni con relativi costi quando non funziona, la crisi del welfare nasce da qui . Lascio ai sociologhi e agli psichiatri l’approfondimento di questo comportamento individuale e collettivo. La seconda causa è il marketing dei diritti. Il diritto nasceva per porre un limite al potere, ci troviamo invece in un’epoca in cui il potere si autoalimenta con i diritti. Il bisogno, anche individuale, trova vieppiù la via per diventare rivendicazione collettiva, quindi diritto, quindi politica, quindi Legge e quindi Stato e quindi spesa.

La politica buona e giusta diventa ormai quella della maggioranza che dice si ad ogni bisogno trasformandolo in diritto; che è poi la stessa che spezza l’equilibrio tra diritti e doveri, riducendo i secondi. Siccome i diritti di solito promettono l’infinito, l’impossibile, la perfezione ed estendono i desideri di tutti; quale apparato burocratico e politico può assumersi la volontà di andarci contro? Il costo dello Stato esplode non tanto per i “diritti vecchi”, ma per i nuovi e infiniti diritti sempre più parziali, sempre più capricciosi e sempre più singolari proprio come risposta all’individualismo radicale di cui sopra.

Come faremo noi politici a ridurre i compiti dello Stato, quindi i costi, quando la piazza è stata abituata a ricevere da tempo ciò che invoca, e chi l’asseconda è premiato? Negli anni pre e post Pandemia abbiamo presentato numerosi rimedi per cercare di frenare la velocità della galassia in espansione (desideri-bisogni-diritti-leggi-elezioni- burocrazia) della spesa pubblica, dei deficit e quindi dei debiti. Invano, molte iniziative e mozioni sono state respinte altre giacciono ancora e da anni nei cassetti commissionali.

La ricetta per risanare i conti dello Stato esiste e i nostri atti parlamentari vanno in questa direzione: dare meno soldi allo Stato attraverso sgravi e riduzione di tasse; imporgli l’uso selettivo delle risorse attraverso l’obbligo della revisione continua dei compiti dello Stato; aziendalizzare l’operatività attraverso il controllo regolare di efficacia e efficienza; obbligarlo a spenderli meglio attraverso norme di disciplina finanziaria; ma questa ricetta, è ovvio, non attira eletti ed elettori nel mercato politico del voto di scambio. Il Popolo ci ha invece seguiti in più occasioni dandoci ragione con il voto popolare: principio di sussidiarietà, referendum finanziario obbligatorio, decreto risanamento (Morisoli), sgravi fiscali; a significare ormai il distacco tra esecutivo, legislativo e la realtà fuori da queste mura. Chi vuol spendere meno fa nettamente meno voti di chi vuol spendere di più, spesso fa fatica ad essere eletto.

Purtroppo, volendo far fare meno allo Stato, agendo con contenimento dei costi e qualche taglio, messa in discussione di posti, appalti, incarichi, sussidi si fanno molti meno voti e molti più nemici di chi promette di risolverti i problemi della vita attraverso lo Stato e, non dimentichiamolo, coni soldi degli altri. Sì, perché come diceva Frédéric Bastiat nell’800: “Lo Stato è la grande finzione per mezzo della quale tutti si sforzano di vivere a spese di tutti”.

*capogruppo UDC

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Correlati

IL FEDERALISTA

Spesa pubblica, un'altra prospettiva

30 MAGGIO 2025
IL FEDERALISTA

Spesa pubblica, un'altra prospettiva

30 MAGGIO 2025
SECONDO ME

Gehri e Pesenti: l'insostenibile pesantezza del debito

30 APRILE 2025
SECONDO ME

Gehri e Pesenti: l'insostenibile pesantezza del debito

30 APRILE 2025
Potrebbe interessarti anche

SECONDO ME

Sergio Morisoli: "Prendersela con gli sgravi è andare a caccia di fantasmi. Lo Stato si è ingrassato troppo"

IL FEDERALISTA

Andrea Gehri: "Quando lo Stato cresce a dismisura ci si deve preoccupare"

POLITICA E POTERE

Tassa di collegamento, Sergio Morisoli: "Norman, ölla Peppa!"

IL FEDERALISTA

Sergio Morisoli: "Il malessere sociale aumenta ma non si cura con i soldi"

SECONDO ME

Sergio Morisoli: "C’è una via d’uscita, ma è lunga e impegnativa"

SECONDO ME

Sergio Morisoli: “ll socialismo non è scomparso, è solo mutato geneticamente. E resta pericoloso”

In Vetrina

EVENTI, CULTURA, TERRITORIO

Torna l’appuntamento estivo con LAC en plein air

06 GIUGNO 2025
PANE E VINO

Arrocco gastronomico: il Meta lascia Paradiso e trasloca in Piazza della Riforma a Lugano

05 GIUGNO 2025
EVENTI, CULTURA, TERRITORIO

Un trittico di Filarmoniche! Concerto d'eccellenza sabato a Mendrisio

05 GIUGNO 2025
ENERGIA

AET da record grazie (anche) alla neve: utile di 46 milioni!

04 GIUGNO 2025
EVENTI, CULTURA, TERRITORIO

Cavea Festival: un grande ritorno alle cave di Arzo

03 GIUGNO 2025
EVENTI, CULTURA, TERRITORIO

Tutto pronto nell'Alto Ticino per la 20esima Festa Cantonale di Tiro

27 MAGGIO 2025
LiberaTV+

POLITICA E POTERE

Trump, Harvard, Israele e i Pro-Pal. Tre domande a Mauro Dell'Ambrogio

31 MAGGIO 2025
ANALISI

La Lega e l'arrocco

02 GIUGNO 2025
ENIGMA

Bye, bye Elon Musk

01 GIUGNO 2025